Riforma del Consiglio superiore della magistratura e maggiori restrizioni per le toghe che assumono incarichi politici o amministrativi: sono i due punti cardine del nuovo capitolo sulla riforma della giustizia (il terzo dopo i primi due dedicati al processo penale e al processo civile) approvato dal Consiglio dei ministri. «È stata una discussione ricchissima e anche molto condivisa che ha raggiunto obiettivi importanti: il primo è la condivisione dell’impianto principale della riforma, poi l’impegno ad operarsi con i capigruppo a dare priorità assoluta alla discussione in Parlamento per l’approvazione in tempo utile per l’elezione del prossimo Csm e, infine, il pieno coinvolgimento delle forze politiche», ha detto il premier Mario Draghi, in conferenza stampa, presentando la nuova riforma della giustizia targata Marta Cartabia. Di qui la decisione di non porre la questione di fiducia.
Il nodo centrale da sciogliere era la norma sulle cosiddette “porte girevoli“, cioè il ritorno alle funzioni giudiziarie dei magistrati che entrano in politica: la soluzione è in linea con quella del ddl Bonafede, il testo base a firma dell’ex ministro M5s in discussione alla Camera dal 2020. La norma era stata annunciata dalla ministra Cartabia nei mesi scorsi quando si era aperto un dibattito sul caso di Catello Maresca, consigliere comunale a Napoli e contemporaneamente giudice a Campobasso.
Sarà vietato esercitare contemporaneamente le funzioni giurisdizionali, nonché quelle legate a incarichi elettivi e governativi: il divieto riguarderà sia le cariche elettive nazionali che locali. I magistrati che sceglieranno di presentarsi alle elezioni non potranno farlo nelle regioni in cui hanno esercitato la funzione di giudice o di pubblico ministero nei tre anni precedenti. Al rientro dal mandato elettorale i magistrati non potranno più svolgere alcuna funzione giurisdizionale, ma saranno collocati fuori ruolo presso il ministro della Giustizia o altre amministrazioni. Questa norma varrà anche per chi rientra da incarichi di governo non elettivi. Per chi si candida e non viene eletto ci sarà un periodo di “moratoria” di tre anni lontano dalle funzioni giurisdizionali prima di tornare a esercitarle; la stessa cosa accadrà per chi viene chiamato a ricoprire incarichi apicali presso i ministeri, con il ruolo di capo di gabinetto, segretario generale o capo dipartimento.
La riforma del Csm è uno dei pilastri della riforma della giustizia che ha già modificato il processo penale e civile e che l’Italia si è impegnata ad approvare per ottenere i fondi del Recovery. I componenti elettivi dell’organo di autogoverno tornano a essere trenta: venti togati scelti dai magistrati e dieci dal Parlamento, come era prima della riforma del 2002. Tra i togati due saranno giudici di Cassazione, tredici giudici di merito e cinque pubblici ministeri .Il sistema elettorale per i magistrati cambia e diventa misto: quattordici consiglieri saranno scelti con il sistema maggioritario basato su collegi binominali, e verranno eletti i primi due per ogni collegio. Il quindicesimo (un pm) sarà il terzo più votato da individuare attraverso un calcolo ponderato, tenendo conto delle percentuali del bacino elettorale nei diversi collegi. I rimanenti cinque saranno invece scelti tra i giudici con un sistema di voto proporzionale su base nazionale.
Per le candidature non sono previste liste, ma ci si baserà su presentazioni individuali, senza necessità di raccogliere firme a sostegno, e per i cinque giudici da eleggere con il proporzionale ci potranno essere collegati tra candidati, ma non sarà obbligatorio. Cambiano anche le regole con cui Il Csm continuerà a nominare i magistrati destinati a incarichi direttivi e semidirettivi. Sarà obbligatorio procedere in ordine cronologico rispetto alle sedi vacanti, per evitare lunghe attese per procedere alle cosiddette “nomine a pacchetto”, cioè la spartizione di più posti tra le diverse correnti, con l’audizione di candidati. Il criterio dell’anzianità dovrà essere “residuale” rispetto alla valutazione del merito e delle attitudini per ciascun posto da ricoprire.