Zaporizhzhia in fiamme accende una delle paure più terribili dello scontro tra Russia e Ucraina. L’attacco da parte delle forze russe nella parte sud-orientale dell’Ucraina non colpisce un luogo qualunque: si tratta della centrale nucleare più grande d’Europa, nonché la nona al mondo, e ora è nelle mani di Vladimir Putin.
Secondo il presidente ucraino Volodymyr Zelensky «si è sfiorata la fine d’Europa». In ogni caso l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) sottolinea che nell’attacco alla struttura «siamo fortunati perché non c’è stato nessun rilascio di radiazioni nell’ambiente circostante e l’integrità di reattori è stata mantenuta». Ma le scorie radioattive all’interno rappresentano il pericolo di un disastro nucleare che fa tremare il mondo.
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Si è parlato di una potenziale devastazione pari a «sei volte Chernobyl». Non è un multiplo a caso: la centrale è costituita da sei reattori nucleari modello Vver-350, allineati e poco distanti gli uni dagli altri, tutti affacciati sulle acque del fiume Dnepr. Il rischio è l’esplosione di uno dei sei reattori presenti nello stabilimento e attualmente in mano alle forze russe. Per ora l’incendio scoppiato durante gli scontri ha riguardato solo il perimetro esterno della centrale mentre i bombardamenti hanno colpito un edificio amministrativo e un laboratorio di ricerca. La conquista di Zaporizhzhia rappresenta, però, una delle mosse più strategiche e allo stesso tempo rischiose dei primi giorni di guerra.
Costruita tra il 1984 e il 1995 a Enerhodar, nel sud-est dell’Ucraina, la centrale nucleare di Zaporizhzhia si trova a circa 200 km dalla regione del Donbass e a 500 km dalla capitale Kiev. È lo stabilimento più grande di tutta Europa con 6 reattori, ciascuno della potenza di 1000MW e una capacità di potenza totale di 42miliardi di Kwh. Controllata dalla società nazionale ucraina NNEGC Energoatom, in tempi normali produce un quinto dell’elettricità dell’Ucraina e quasi la metà dell’energia generata dagli impianti nucleari di tutto il Paese.
Numeri che ha reso l’impianto un obiettivo militare di Vladimir Putin. Il Paese di Zelensky conta 4 grandi centrali nucleari per un totale di 15 reattori sotto la gestione della società Energoatom. In termini di energia si parla di una produzione di 13.828 megawatt in totale, capaci di coprire il 55% del fabbisogno energetico dell’intero Paese. La centrale di Chernobyl è stata presa dalle forze russe nei primi giorni di guerra. Poi è toccato a Zaporizhzhia con 6 reattori controllati da Mosca. Dunque, gli attacchi russi potrebbero proseguire a Sud raggiungendo la centrale di Pìvdennoukraïns’ka (3 reattori), non distante da Zaporizhzhia, per poi puntare verso Nord-ovest agli stabilimenti di Rivne e Khmelnitsky (4 e 2 reattori). A quel punto tutto il patrimonio energetico dell’Ucraina sarebbe nelle mani di Mosca: una delle carte più decisive poste sul tavolo di complicatissimi negoziati.