La Russia ha concesso una tregua temporanea per l’apertura di corridoi umanitari. Il ministero della Difesa di Mosca ha annunciato la creazione di «un corridoio umanitario e un cessate il fuoco dalle 10 alle 16 per l’uscita dei civili dalle località sotto assedio di Mariupol e Volnovakha». Ma l’annuncio non trova riscontri sul campo.
Il sindaco di Mariupol, impegnato a organizzare l’evacuazione di circa 200mila civili dalla città sulla costa settentrionale del Mar d’Azov denuncia su Telegram il rinvio dell’operazione «per motivi di sicurezza», a fronte di multiple violazioni da parte delle forze armate russe, che nelle ultime ore hanno continuato a bombardare il porto strategico e i dintorni. Il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov respinge le accuse del sindaco e attacca: «Il regime di Kiev impedisce ai civili di lasciare Mariupol». La Russia ha tutto l’interesse a rispettare i corridoi umanitari: evacuare le città potrebbe servire a poterle poi distruggere in bombardamenti a tappeto senza rischiare l’accusa di crimini contro l’umanità, costringendo alla rese le forze ucraine.
Un corridoio umanitario, in generale, è una zona temporaneamente demilitarizzata: serve, come in questo caso, a permettere l’evacuazione di zone che saranno teatro di guerra, anche da parte dei lavoratori di Ong e di osservatori neutrali. Il primo caso in cui si è usato il termine «corridoi umanitari» è il 1990: è stato coniato nella risoluzione 45/100 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite.
Nel 1992 l’Istituto internazionale di diritto umanitario, che ha sede a Sanremo, in Italia, ha definito meglio il concetto: attraverso un corridoio umanitario «possono transitare anche aiuti e assistenza. Il corridoio va rispettato e protetto dalle autorità competenti, e se necessario dalle stesse Nazioni Unite». Di «corridoi umanitari» si è parlato recentemente quando le forze americane si sono ritirate dall’Afghanistan: si era proposto ai Talebani di istituirne — via terra, attraverso il Pakistan — per le decine di migliaia di persone che stavano tentando di scappare da Kabul. Ma la proposta non fu accolta.
La creazione di corridoi umanitari era tra gli obiettivi fissati dalla parte ucraina nel recente colloquio di negoziati. L’obiettivo è evitare una vera e propria strage di civili visto che i bombardamenti si stanno intensificando anche nelle città ucraine e il numero delle vittime aumenta di giorno in giorno. Il ministero della Difesa russo ha spiegato che si tratterà di pause nelle operazioni delle forze russe in Ucraina durante le quali i civili ucraini verranno evacuati lungo questi corridoi umanitari che permetteranno l’abbandono delle proprie case e il successivo attraversamento dei confini ucraini in maniera sicura. Polonia e Ungheria i paesi che per primi, vista la loro posizione, accoglieranno i profughi in fuga dalla guerra che poi verranno indirizzati verso altri Paesi dell’Unione Europea dove troveranno un rifugio sicuro ma soprattutto legale che riconosca il loro stato di popolazione in fuga dal proprio Paese a causa di un’emergenza umanitaria.
Anche in Italia sono attivi i corridoi umanitari per tutte quelle persone in condizioni di fragilità, in fuga non solo da guerre ma anche da carestie, disastri naturali o crisi che rendano indispensabile un trasferimento verso luoghi sicuri. Come si legge sul sito del Ministero degli affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, in Italia le associazioni private, dopo l’individuazione dei casi che necessitano di tutela, inviano una lista dei possibili beneficiari dei corridoi umanitari al Ministero dell’Interno, che provvederà alla concessione dei visti d’ingresso. Al loro arrivo in Italia le associazioni umanitarie private si occuperanno di garantire alloggio e assistenza economica a tutti i rifugiati.