Sul sito della Luiss, prestigiosa università italiana legata a Confindustria, Alessandro Orsini viene presentato con un curriculum di tutto rispetto: direttore dell’Osservatorio sulla sicurezza internazionale e professore associato nel dipartimento di Scienze politiche, dove insegna Sociologia generale e Sociologia del terrorismo. Poi ci sono una lunga serie di libri, ma soprattutto specializzazioni al Mit di Boston e collaborazioni ufficiali come consulente del governo italiano.
Orsini, che ha collaborato anche con diversi quotidiani, negli ultimi giorni ha acquisito una fortissima popolarità per le sue posizioni rivendicate in numerose trasmissioni televisive (in primis Cartabianca e Piazza pulita) riguardo l’invasione dell’Ucraina. Particolarmente critiche le sue teorie rispetto alla Nato, considerata responsabile dell’escalation militare culminata con i bombardamenti da parte della Russia. Orsini sostiene con forza che fosse necessario riconoscere come russe aree come il Donbass e le regioni occupate in queste settimane. Sostiene inoltre la necessità di ridimensionare le sanzioni economiche occidentali e accettare che «Putin ha già vinto».
In particolare, martedì sera a Cartabianca Orsini aveva detto che se il presidente russo Vladimir Putin dovesse trovarsi «in un condizione disperata in cui rischia di perdere la guerra in Ucraina, e dovesse usare la bomba atomica, l’Europa sarebbe moralmente corresponsabile». Questo genere di argomentazioni ha attirato su Orsini molte critiche, tra cui negli ultimi giorni quelle di vari esponenti politici che avevano obiettato al fatto che fosse pagato dal servizio pubblico. Andrea Romano del Partito Democratico ha definito «assolutamente inaccettabile che le risorse del servizio pubblico radiotelevisivo vengano utilizzate per finanziare i pifferai della propaganda di Putin».
Così dopo giorni di polemiche che hanno coinvolto anche la politica, la Rai ha deciso di non firmare un contratto che era stato concordato con Orsini. «La direzione di Rai 3, d’intesa con l’amministratore delegato della Rai, ha ritenuto opportuno non dar seguito al contratto originato su iniziativa del programma Cartabianca che prevedeva un compenso per la presenza del professor Alessandro Orsini nella trasmissione» ha comunicato la Rai in una nota. Secondo la ricostruzione de Il Foglio, Orsini aveva un contratto per sei ospitate, per un compenso di circa 2.000 euro a puntata.
Alla fine ha vinto la censura. In una tv che in questi anni ha sempre dato diritto di parola a dittatori e criminali. E senza, soprattutto, che nessuno venisse licenziato. Non si capisce perché l’unico cui si debba vietare il diritto di dire la sua sia Alessandro Orsini. Forse perché si è permesso di esprimere le proprie opinioni sulla guerra in corso in Ucraina, opinioni che molto probabilmente non coincidono con la linea editoriale della Rai. E così che si fa si zittisce chi esprimere dubbi sul ruolo dell’Europa o ricostruzioni diverse sull’origine dell’invasione russa. Con buona pace del pluralismo delle opinioni sulla tv di stato.
Da che mondo è mondo i dibattiti televisivi si nutrono di opinioni diverse, e dunque Bianca Berlinguer aveva pensato bene di fare un contratto di sei settimane al professore, per assicurarsi la presenza nel suo talk show e avere un contraddittorio sulla situazione in Ucraina. Ma forse è proprio la tv di stato che sta cambiando: il governo non vuole più dibatti, ma un unico grande comizio con una sola tesi. E l’emergenza Covid è l’esempio più lampante di narrazione a senso unico. Non chiamatela informazione e neppure servizio pubblico: si chiama censura.