Prezzolini diceva che «in Italia non c’è nulla di più definitivo del provvisorio». Nulla di più vero per quel che riguarda lo stato di emergenza, che da temporaneo in Italia è diventato perenne. Nato per coprire una durata di sei mesi, è stato prorogato un anno, poi un anno e mezzo, poi due anni. E adesso che ci avviciniamo alla scadenza, prevista il 31 marzo 2022, il nuovo decreto Riaperture estende, contrariamente a quanto annunciato a più riprese dal governo e dai media, molte delle misure connesse allo stato di emergenza sanitaria. È quanto confermato anche dal Comitato Internazionale per l’Etica della Biomedicina (CIEB) nel “Parere sulla fine apparente dell’emergenza sanitaria”.
Infatti, come riporta il parere del CIEB, pur essendo formalmente volto a «superare lo stato di emergenza dettando le disposizioni necessarie alla progressiva ripresa di tutte le attività in via ordinaria», il Decreto-Legge Riaperture disciplina: la facoltà per le Amministrazioni di adottare fino al 31 dicembre 2022 «ordinanze» recanti «misure derogatorie» alla disciplina e alla ratio stessa del Decreto-Legge Riaperture; il potere del Ministero della Salute, in relazione «all’andamento epidemiologico», di «adottare e aggiornare linee guida e protocolli connessi alla pandemia da Covid-19» volti a regolare, tra l’altro, «lo svolgimento in sicurezza dei servizi e delle attività economiche, produttive e sociali»; il trasferimento delle competenze e delle funzioni attribuite al Commissario straordinario per la gestione dell’emergenza Covid ad una struttura denominata «Unità per il completamento della campagna vaccinale e per l’adozione di altre misure di contrasto alla pandemia» destinata a operare fino al 31 dicembre 2022.
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Inoltre proroga, in alcuni casi fino al 31 dicembre 2022, le misure connesse all’emergenza, tra cui il Green pass e l’adempimento dell’obbligo vaccinale per talune categorie professionali, nonché l’introduzione di nuove e ulteriori sanzioni ad hoc per i soggetti inadempienti, quali il demansionamento e la sostituzione con soggetti vaccinati.
L’obbligo del Super green pass rimane in vigore fino al prossimo 31 aprile per gli sport al chiuso e per i convegni, i centri culturali, le feste, le sale gioco, le discoteche, gli spettacoli e gli eventi al chiuso. Per quanto riguarda concorsi pubblici, corsi di formazione, colloqui in carcere, mense e catering, bar e ristoranti al chiuso sarà necessario il Green pass base, ma solo per gli italiani: i turisti stranieri potranno consumare all’interno dei locali senza dover mostrare nulla. Anche per i mezzi di trasporto pubblici a lunga percorrenza, fino al 30 aprile servirà il Green pass base, mentre il trasporto locale non sarà più necessario presentare il certificato verde. Allo stesso modo rimane l’obbligo vaccinale al personale sanitario fino al 31 dicembre 2022, pena la sospensione dal posto di lavoro. Per le altre categorie a cui il governo impone la vaccinazione, quindi ultracinquantenni, forze dell’ordine e insegnanti rimane l’obbligo fino al 15 giugno, ma il governo “concede” di accedere al lavoro anche con Green pass base ( che si ottiene con tampone negativo) fino al 30 aprile.
Con queste misure possiamo veramente dire di esserci lasciati alle spalle l’emergenza? No, per il CIEB il rischio è che la fine apparente dell’emergenza sanitaria distragga l’opinione pubblica dalla trasformazione delle misure restrittive imposte in forza del Covid da eccezionali e temporanee a strutturali e permanenti, quale preludio di nuove forme di normalità e di socialità. E invita a prendere coscienza del deficit democratico derivante dall’impianto normativo volto a trasformare il metodo emergenziale in normale metodo di governo destinato a soggiogare permanentemente i cittadini anche mediante il ricorso a strumenti di pretesa “premialità” quale è il Green Pass fondato – allo stato attuale – sull’obbligo vaccinale. Inoltre il Comitato Internazionale per l’Etica della Biomedicina richiama l’attenzione sui rischi della futura militarizzazione del metodo emergenziale, già prospettata dalla bozza di Decreto-Legge Riaperture, e mette in guardia dal rischio che il nuovo stato di emergenza adottato in ragione della guerra in Ucraina possa giustificare l’introduzione di «una logica di razionamenti» che potrebbero essere gestiti secondo criteri “premiali”.