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Dal Recovery Fund 200 miliardi per fronteggiare la crisi energetica

La commissione europea sta elaborando un piano per destinare le risorse non utilizzate del Next Generation EU ai Paesi più esposti allo shock energetico

Redazione di Redazione
Maggio 6, 2022
in Economia
Tempo di lettura: 2 mins read
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Dal Recovery Fund 200 miliardi per fronteggiare la crisi energetica

Duecento milioni di euro per contrastare la crisi energetica. Sarebbe questo l’ammontare del piano a cui la Commissione europea sta lavorando per aiutare i paesi più esposti ai rincari dell’energia e alla dipendenza da gas e petrolio russi. Si tratta, secondo quanto riferisce il Corriere della Sera, di fondi derivanti dalle riserve inutilizzate del Next Generation EU.

L’idea sarebbe nata nel corso del vertice di Versailles tenutosi lo scorso 10 marzo allo scopo di rispondere alle richieste del Presidente del Consiglio italiano, Mario Draghi, e del Presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron. All’epoca i due avevano sostenuto con forza il bisogno di predisporre una risposta di bilancio comune alla crisi innescata dalla guerra in Ucraina. Una sorta di nuovo Recovery Fund per finanziare le spese energetiche e della difesa. Per alcuni leader europei un Recovery di nuova generazione era inutile, se quello originario restava in parte inutilizzato. Ai valori attuali il Next Generation EU prevede in effetti emissioni di titoli europei per poco più di 800 miliardi di euro, ma i Paesi beneficiari finora hanno rinunciato a prestiti per circa 200 miliardi. Solo i trasferimenti diretti per 500 miliardi sono stati richiesti tutti.

LEGGI ANCHE: La posizione dell’Italia sul pagamento del gas russo in rubli

I dettagli sono ancora tutti da definire, ma a Bruxelles si punta a riservare questi fondi ai Paesi che devono compiere gli sforzi maggiori per spezzare la loro dipendenza energetica dalla Russia. L’Italia potrà essere fra i beneficiari per una quota di fondi oltre quella già prevista dal Pnrr. Negli ultimi due mesi, la Russia ha incassato 62 miliardi di euro dall’export di combustibili fossili, 44 dei quali provenienti da Paesi dell’Unione Europea. Lo Stato che ha importato di più combustibili fossili è la Germania, pagando un conto pari a 9 miliardi di euro. Seguono l’Italia (6,9 miliardi), la Cina (6,7 miliardi), i Paesi Bassi (5,6 miliardi), la Turchia (4,1 miliardi) e la Francia (3,8 miliardi).

L’obiettivo finale è raggiungere l’indipendenza dal gas russo. La presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola, in Italia per una visita di due giorni, ha parlato in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera della necessità di un’Unione energetica per l’Europa per azzerare il gas russo. «Dobbiamo usare questa crisi, per creare finalmente l’Unione dell’energia di cui parliamo da anni: connettere i Paesi oggi staccati dal punto di vista energetico, trovare Paesi terzi affidabili e non ultimo, come ha suggerito il presidente Draghi, stipulare contratti d’acquisto e avere riserve comuni».

Tags: Commissione EuropeaCrisi energeticaGas russoGuerra Russia-UcrainaRecovery FundRoberta Metsola
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© 2021 Casa editrice: MAURFIX S.r.l.
P. IVA 02713310833 - ROC n. 31556 - ISSN 2611-528X
PICKLINE è una testata giornalistica registrata al Tribunale di Roma n. 89 del 22/05/2018
Fondatore e Direttore Editoriale: Maurizio Andreanò
Direttore Responsabile: Gianluca Santisi
Mail: redazione@pickline.it

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