Rinvio di un anno della sugar tax. Il debutto della tassa sulle bibite zuccherate scatterebbe così solo dal 1° luglio 2025. È l’ipotesi a cui si sta lavorando cercando una sintesi con le sollecitazioni arrivate da Forza Italia e dalle imprese del settore. Naturalmente un’ipotesi legata al reperimento delle coperture per un ulteriore rinvio. La mancata proroga della sugar tax con l’emendamento del Governo depositato al decreto Superbonus aveva subito suscitato una levata di scudi.
Dal dicembre del 2019 in Italia esistono due tasse che vengono puntualmente rinviate. In quasi quattro anni e mezzo, l’effettiva applicazione della plastic tax e della sugar tax è stata posticipata sei volte: e fin dall’inizio queste misure, e le scelte intorno alla loro entrata in vigore, sono state accompagnate da lunghe polemiche politiche, nelle quali a distanza di un po’ di tempo alcuni partiti assumono posizioni contraddittorie o addirittura opposte a quelle sostenute in precedenza.
Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha deciso ora di rinviare pienamente solo una delle due tasse, per due anni: quindi la plastic tax, cioè quella che riguarda gli imballaggi monouso non compostabili per i prodotti alimentari, verrà applicata non prima del primo luglio 2026. Quanto alla sugar tax, invece, cioè l’imposta sul consumo di bevande analcoliche zuccherate, la volontà di Giorgetti è di farla entrare in vigore già il primo luglio di quest’anno in forma ridotta per due anni. Poi verrà applicata integralmente, dal primo luglio 2026 insieme alla plastic tax.
La sugar tax, così come la plastic tax, fu introdotta dal governo Pd-Movimento 5 Stelle guidato da Giuseppe Conte nel dicembre 2019 con la legge di bilancio. Le due tasse erano state presentate come misure pensate non soltanto per aumentare gli introiti statali, ma anche per favorire comportamenti più virtuosi da parte di aziende e consumatori. I partiti di destra, all’epoca, erano fermamente contrari, mentre quelli della maggioranza erano comunque poco convinti: Italia Viva di Matteo Renzi contestò apertamente queste nuove tasse, una grossa parte del Partito Democratico manifestò perplessità, e alla fine anche il Movimento 5 Stelle, che ne era stato il principale fautore, convenne per un’entrata in vigore ritardata. Si capì subito che l’applicazione di entrambe sarebbe stata difficile, e che introdurle in tempi rapidi avrebbe creato grossi problemi alle aziende coinvolte, che non avrebbero avuto il tempo di modificare le loro consolidate abitudini produttive e commerciali.
La sugar tax prevede un’aliquota unica di 10 centesimi al litro e si applica ai produttori di bevande con più di 25 grammi di zucchero al litro: una soglia entro la quale rientrano tutte le principali bibite analcoliche (gassate e non) in commercio. La sugar tax riguarda anche le bibite solubili, cioè i preparati in polvere che vanno poi disciolti in acqua prima di essere bevuti: in questo caso, per tutti i prodotti con oltre 125 grammi di zucchero al chilo, l’aliquota è di 25 centesimi al chilo. Secondo le stime fatte nel 2019 dal governo guidato da Conte, la tassa avrebbe garantito introiti per circa 275 milioni di euro all’anno.
Nel maggio del 2020, però, tra le misure per il sostegno all’economia durante la pandemia di Covid contenute nel cosiddetto decreto “Rilancio”, venne approvata anche la prima proroga: la sugar tax, così come la plastic tax, sarebbe entrata in vigore dal primo gennaio 2021. Nella legge di bilancio approvata a dicembre di quell’anno il termine fu ulteriormente posticipato al primo gennaio 2022. Poi fu il governo guidato da Mario Draghi a rinviare due volte l’introduzione delle due tasse.
Giorgia Meloni, che le aveva criticate molto duramente definendole «un imbroglio» e accusandole di indurre il trasferimento all’estero di aziende e stabilimenti coinvolti come la Coca-Cola, decise subito di rinviare le due tasse, come avevano fatto i suoi predecessori: ne rimandò l’introduzione al primo gennaio del 2024, ma con l’obiettivo dichiarato di abolirle nel giro di un anno. Nella legge di bilancio del dicembre del 2023, però, anziché eliminarle, il governo si limitò a ritardarle di nuovo, prevedendone l’introduzione effettiva nel luglio del 2024. Arriviamo quindi alla scadenza su cui in questi giorni sta litigando il governo.
L’emendamento scritto dal governo al decreto Superbonus, infatti, conferma l’introduzione della sugar tax a partire dal luglio di quest’anno, prevedendo però che fino al 2026 la tassa si applichi con aliquote dimezzate: 5 centesimi di euro al litro per le bevande zuccherate e 13 centesimi al chilo per i prodotti solubili contenenti zucchero oltre i limiti stabiliti. Tajani e Forza Italia contestano questa scelta, minacciando di non votare al Senato l’emendamento del governo di cui fanno parte, e annunciando possibili ulteriori correzioni al testo del provvedimento.