«Molti di noi non vogliono cambiare. E, del resto, perché dovremmo? Ma cosa succede quando un evento è così catastrofico che devi cambiare per forza? Dalla persona conosciuta che eri diventi uno sconosciuto. Al punto che, se ti guardi allo specchio, riconosci quello di un tempo, ma sotto la pelle sei un altro». Già, cosa c’è di più catastrofico della perdita di un figlio? E niente è più faticoso quanto riemergere da un oceano simile di dolore. Sono passati quasi sette anni per Nick Cave, sessantaquattrenne cantautore australiano, autore di canzoni entrate nella storia del rock come Into My Arms e Red Right Hand, per elaborare il lutto per la scomparsa del piccolo Arthur, caduto nel 2015 da una scogliera a 15 anni. Lo ha fatto fuggendo dalla sua residenza di Brighton, a due passi dal luogo in cui era morto il suo ragazzo, per trasferirsi a Los Angeles, e pubblicando due strazianti e stupendi album: Ghosteen e Carnage. Ma lo scorso 9 maggio la tragedia della perdita di un figlio si è rinnovata, con la morte del secondogenito Jethro, nato da una relazione con la modella Beau Lazenby nel 1991.
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Le poche frequentazioni con il figlio, a causa della lontananza (Jethro viveva in Australia) e dei rapporti freddi, hanno fatto sì che questa volta il lutto non avesse conseguenze drammatiche sulla vita di Nick Cave. E il 2 giugno da Aarhus, in Danimarca, è ripartito in tour con la sua storica band dei Bad Seeds: tra le tappe previste in calendario – dal quale è stata stralciata quella originariamente prevista al Bol Festival di Mosca, in Russia, per il prossimo 18 giugno – sono previsti anche due passaggi in Italia, al Medimex di Taranto, il prossimo 19 giugno, e all’Arena di Verona, il 4 luglio. Dai primi resoconti si annuncia come uno show molto energico, con un potente inizio rock al ritmo di Get Ready for Love e There She Goes, My Beautiful World. Non mancano classici come From Her To Eternity, The Ship Song e Into My Arms, e brani tratti dagli ultimi due album con Warren Ellis.
Rocker (il suo Murder ballads è uno dei 3-4 dischi fondamentali del decennio anni Novanta), attore (tra l’altro nel film Il cielo sopra Berlino), poeta maledetto e scrittore, “re inkiostro” Nick Cave – definito così per il vezzo di colorarsi di nero corvino i capelli e per la febbre della scrittura – è uno degli artisti più importanti del rock di questo nuovo millennio, anche se la sua avventura nel mondo della musica è iniziata alla fine degli anni Settanta, nel pieno dell’esplosione del punk, con una band ormai leggendaria, quella dei Birthday Party, e la nascita dei Bad Seeds è datata 1983. È uno degli artisti che ha meglio saputo interpretare i tempi correnti, leggere i cambiamenti, intuire le tensioni, trasformarle in poesia e musica, con un’intensità e una personalità che pochissimi, negli ultimi venti anni, hanno avuto. Ha trascorso la sua carriera svolazzando tra la fogna e gli dei, combattendo attraverso la depravazione alla ricerca di un significato più alto o, almeno, di un soffio di redenzione.
Un santo decapitato. Uno scarabocchio di una donna nuda. Un biglietto di preghiera. Questa è la polvere cosmica che aleggia nell’universo creativo di Nick Cave. In una carriera che dura da più di quarant’anni, il sommo sacerdote del punk australiano si è avventurato nella recitazione, nella sceneggiatura, nella composizione e persino nel blog. Rimanendo, prima di tutto, un musicista. «Quando la pressione della scrittura di canzoni diventa eccessiva, disegno un animale carino o un’icona religiosa o una creatura mitologica o qualcosa del genere», dice. «Oppure prendo una Polaroid o faccio qualcosa con l’argilla».
È stato instancabile anche in questi anni di pandemia e lockdown, realizzando con l’amico di sempre Warren Ellis dischi, colonne sonore e documentari. «Ho passato del tempo nascosto nello studio dello scultore Corin Johnson, lavorando su una serie di figure in ceramica. Queste figure, di natura religiosa, si basano sui “flatback” dello Staffordshire che erano popolari nell’era vittoriana e venivano spesso dipinti dai bambini negli “oscuri mulini satanici”», ha raccontato, annunciando sui social di aver scritto anche «un certo numero di salmi, o piccoli canti sacri, uno al giorno per una settimana. I sette salmi sono presentati come una lunga meditazione: su fede, rabbia, amore, dolore, misericordia, sesso e lode. Un’offerta velata, contemplativa, nata da un tempo incerto». I salmi finiranno nell’album Seven Psalm, realizzato con Warren Ellis e in uscita il 17 giugno in streaming e vinile in edizione limitata. Il disco include sette pezzi di spoken word e uno strumentale di 12 minuti.
Il concerto di Nick Cave & The Bad Seeds a Taranto è l’evento conclusivo dell’anteprima del Medimex 2022 che si svolgerà dal 16 al 19 giugno nella città dei due mari e che ha in programma anche omaggi a Ennio Morricone, con l’intervento dei Calibro 35, ed a Ivan Graziani, con un concerto che avrà per protagonisti il figlio Filippo Graziani e Federico Poggipollini. Il 16 giugno il pubblico avrà l’opportunità di dialogare con Ditonellapiaga, mentre sabato al Teatro Fusco Warren Ellis, polistrumentista, autore, compositore e, soprattutto, alter ego di Nick Cave, parlerà di This Much I Know to Be True, il film che racconta l’eccezionale e intenso rapporto creativo e artistico tra i due, immortalati durante la fase di lavorazione e di creazione delle canzoni dei loro ultimi due album in studio, cioè Ghosteen e Carnage. Durante i quattro giorni e sino al 17 luglio, al MarTa, il museo di Taranto, si potrà ammirare la mostra Hipgnosis Studio: Pink Floyd and Beyond, ovvero le copertine degli album dei Pink Floyd che hanno contribuito ad un incredibile salto nella grafica e nel design, trasformando le cover da fotografie degli artisti in una nuova e potentissima forma d’arte.
Molto più ricca di incontri, seminari, showcase, laboratori, workshop, la seconda parte del Medimex che si terrà dal 13 al 15 luglio a Bari che avrà nella mostra Denis O’Regan with Queen (fino al 28 agosto) e nel concerto dei Chemical Brothers a Bari (14 luglio) i suoi momenti clou. Il tutto nel segno di Puglia Sounds, un’idea invidiata da tutta Italia.