Il primo ministro britannico si dimette, ma a metà. Boris Johnson ha annunciato, dopo le dimissioni di oltre 50 tra ministri ed esponenti del governo, che si piega alle pressioni del suo partito e lascia l’incarico di leader dei conservatori e dunque di primo ministro del Regno Unito. Anche se intende restare alla guida del governo fino all’insediamento del suo successore. Johnson ha detto che «chiaramente adesso il volere del Partito Conservatore è quello di avere un nuovo leader di partito e, pertanto, un nuovo primo ministro». Ha aggiunto di aver chiesto ai propri collaboratori di far cominciare il processo per la scelta del suo successore «adesso», e che fino a quel momento continuerà «a servire l’interesse pubblico».
Questo avverrà non prima dell’autunno, dopo che il Partito Conservatore avrà trovato un nuovo leader, e dunque il suo sostituto. Non è detto che ci riuscirà: l’opposizione, ma anche molti importanti esponenti del suo Partito, ritengono che non dovrebbe essere Johnson a guidare il governo fino alla successione, ma il suo vice Dominic Raab.
«Sono triste a dover lasciare il lavoro più bello del mondo». Nel suo breve discorso Johnson ha ringraziato gli elettori del Partito Conservatore, elogiando l’operato del suo governo, specialmente per quanto riguarda la gestione della pandemia da coronavirus e il processo di Brexit. Ha definito «eccentrica» la decisione di cambiare premier in questo momento e ha ricordato di aver ottenuto la più grande maggioranza dai tempi della Thatcher: ma ha dovuto piegarsi a quello che ha definito «l’istinto di gregge» del gruppo parlamentare conservatore.
Johnson è primo ministro dal luglio del 2019, e la sua leadership fu confermata da un’imponente vittoria elettorale del Partito Conservatore qualche mese dopo. Ma il suo mandato è stato colpito da moltissimi scandali e sconfitte elettorali del suo partito, che alla fine hanno rotto gli equilibri politici: negli ultimi giorni si sono dimessi oltre una cinquantina tra ministri e sottosegretari del suo governo, critici verso il suo atteggiamento, secondo loro contrario all’interesse del paese. Il governo di Johnson è stato al centro del cosiddetto “partygate”, cioè lo scandalo delle feste private organizzate nella residenza del primo ministro durante il lockdown, e più di recente il Partito Conservatore aveva perso importanti elezioni locali, oltre a quelle per sostituire due deputati Conservatori che si erano dimessi a seguito di scandali sessuali. Negli ultimi giorni, poi, si è scoperto che Johnson aveva nominato il deputato Chris Pincher come vice coordinatore del partito, pur sapendo che era stato accusato di molestie sessuali.
Le dimissioni annunciate da Johnson non fugano però l’incertezza: perché ora si apre il braccio di ferro sulla durata della sua ulteriore permanenza alla testa del governo. Il Partito Conservatore si è già riunito per decidere la data della successione di BoJo, questione non di poco conto. Alcuni deputati infatti spingono per anticipare il processo e la votazione, evitando di attendere fino alla fine dell’estate per “trascinare” il governo di Johnson fino all’autunno. «Non importa se lui dice che rimarrà fino all’autunno», fanno sapere fonti alla Bbc. Ormai il partito vuole cacciarlo.