Entrambi esitarono alcuni secondi. Helene notò che sul muro era affissa una targa. Si avvicinò per leggere cosa c’era scritto.
– Come si chiamava il tuo amico?
– Nihil.
– Guarda qui.
Adsum non ci vedeva bene e inforcò gli occhiali.
– Nihil Nicolosi.
– È la persona che cercavi?
– Credo sia lui.
– Credi?
– È lui.
– Non abitava al 71?
– Ricordavo male.
– Non gli facevi la busta paga?
– La matematica non è una scienza esatta.
– Che c’entra? Sei ridicolo.
– Ogni tanto i numeri si confondono: 71,73, ecc. Che differenza vuoi che ci sia? Sono pur sempre numeri.
– Questa è bella!… Entriamo?
– Sì, entriamo.
Adsum esitava. Helene gli diede un calcio e lo spinse avanti.
– Entra prima tu. Fa’ l’uomo.
– Certo, tesoro. Penso a tutto io.
Adsum impettito fece il primo passo ed entrò. Fare l’uomo non era così facile. Nell’ingresso c’erano dei cocci di vasi rotti a terra ed ebbe paura. Perché dovevano toccare a lui i compiti più ingrati? Non c’era la parità dei sessi? Dall’atrio poi passò in cucina: la tavola era imbandita. Alla vista di tutto quel ben di Dio gli si illuminarono gli occhi. Era quasi l’una e aveva una gran fame e non mangiava dalla sera prima.
– Che bell’odorino!
– Sì, ma…
– Aspetta: fammi vedere meglio.
– Adsum…
– Sì, dimmi.
– Non ti sembra strano?
– Cosa?
– La tavola è preparata per due e non c’è nessuno.
– Non ci vedo nulla di strano.
– Ti sembra normale?
– Sì, normalissimo. Nihil cucina divinamente.
– Bah!
– Guarda qui! Che meraviglia! Sono paccheri.
– Adsum!
– Allo scoglio per giunta. Voglio provarli.
– Adsum!
– Che buoni! Vuoi assaggiare anche tu?
– Adsum!
– È ottima.
– Ma ti sembra il caso di…
– Sì, cara è proprio il caso…
Helene stava ricominciando con le sue paranoie. Per tranquillizzarla fece un giro di ispezione nel salotto e poi nello studio per accertarsi che tutto fosse a posto. Su un’enorme scrivania accanto a una vecchia macchina da scrivere vide un libro di Martin Heidegger sul tempo, che aveva letto anche lui. Lo aprì, lo sfogliò e a pagina 51 trovò come segnalibro un foglio su cui Nihil aveva annotato degli appunti e un indirizzo: “Absum, viale Europa 35’’. Ripose il libro, piegò il foglio con gli appunti e se lo infilò nella tasca dei pantaloni.
Dallo studio passarono nella camera da letto. Anche lì era tutto in ordine. Sembrava che Nihil non vi avesse dormito da mesi. Le tapparelle erano aperte e la luce del sole d’agosto si riverberava sull’armadio di un bianco scintillante. Ai lati del letto c’era un comodino su cui c’era la foto di un uomo con una donna.
– Quello è Nihil?
– Sì.
– Quella donna chi è?
– Non lo so. Nihil è molto discreto.
– Adsum!
– Che c’è?
– Devo dirti una cosa importante.
– Dimmi.
– Ho bisogno di andare in bagno. Nihil si offenderà se uso il suo?
– No, è un uomo di mondo.
– Allora approfitto della sua gentilezza. Al mio ritorno andiamo via. Questo luogo mi inquieta e il tuo amico non è in casa.
Adsum ritornò in cucina. Voleva finire la pasta. Diede una forchettata e prese a fantasticare su chi fosse quel bel bocconcino, che aveva visto in foto in camera di Nihil. Doveva convincere il suo amico a invitarlo una sera a cena. Improvvisamente però fu scosso da un urlo. Veniva dal bagno. La porta era spalancata. Helene gridava sconvolta: a terra c’era il corpo esanime di Nihil e per lo spavento le si era sciolto il trucco.
… Continua… Vi aspettiamo alla prossima puntata!