Il maresciallo Santoni la squadrò dall’alto in basso per capire se dicesse la verità. Che donna buffa! Il marito non aveva tutti i torti a cercarsi un’amante. Aveva tutta la sua solidarietà maschile. L’aveva convocata come ultima possibilità e dopo averci pensato a lungo. Non aveva più pace da quando gli era stato affidato quel caso e voleva venirne a capo. Era tormentato da un’insolita inquietudine che lo faceva andare avanti e indietro nell’ufficio. Anche se provava a pensare ad altro la mente tornava sempre su quella brutta vicenda. Per l’ansia gli era venuta finanche l’orticaria. Il sesto senso gli diceva che in quella morte c’era qualcosa di non chiaro. Tutto faceva pensare a un suicidio. Il corpo di Nihil era stato ritrovato in bagno con in mano una pistola. Però sulla pistola non c’erano impronte digitali. O si era effettivamente sparato o lo avevano ucciso i due che avevano trovato il cadavere. Li aveva interrogati per ore, ma non era venuto fuori nulla se non che erano stati amanti. Il maresciallo aveva anche sentito tutte le famiglie che abitavano nel palazzo, ma erano al mare e nessuno aveva visto nulla. Tra loro non c’erano siciliani e sicuramente dicevano la verità. L’unico ad essere in zona quel maledetto quindici di agosto era il giornalaio, che aveva confermato la versione dei due ex amanti e aveva dichiarato di aver visto un’ombra. Dopo un quarto d’ora si era stancato di ascoltarlo e lo aveva congedato. Un uomo che vede un’ombra non deve essere lucido mentalmente. Che strano caso! Bah! Non gli era mai capitato in tanti anni di mestiere nulla di simile. Perciò non sapendo più che pesci prendere, aveva convocato anche la moglie di Adsum. Non era presente ai fatti, ma forse sapeva qualche particolare utile per le indagini.
– Ha mai incontrato Nihil?
– Chi?
– Nihil! L’ex collega di suo marito.
– Non so chi sia.
Santoni si era informato sulle origini della donna e aveva scoperto che era siciliana. Con lei doveva stare in campana. C’era da aspettarsi di tutto.
– Lei mente. Non può non conoscerlo.
– Lo conosco di nome, ma non l’ho mai visto.
Laura si muoveva sulla sedia contorcendo gli abbondanti lombi, nei quali discendeva il sangue nobile di intere generazioni contadine.
– È sicura di quello che dice?
– Perché dovrei mentire?
– Non ho detto che lei mente.
– Sì, ma mette in dubbio quello dico.
– Scusi, non volevo.
– Che lavoro fa?
– Faccio l’insegnante.
– Tempi difficili per la scuola.
– Sì, molto.
– Non andava mai a trovare in ufficio suo marito?
– No. Mi basta il mio lavoro.
– Neanche la signorina Helene conosceva?
Il maresciallo giocava a scacchi e fece la mossa del cavallo. Doveva metterla all’angolo e costringerla a vuotare il sacco.
– Sì, la conosco.
– E cosa sa di lei?
– Nulla di preciso. Lei cosa sa?
– Non ho capito. Cosa sta insinuando!
– Cosa sa, maresciallo?
– Qui le domande le faccio io. Chiaro?
Il maresciallo si sentì in imbarazzo. Era in una brutta situazione. Anche Laura giocava a scacchi. Gli aveva ammazzato il cavallo e l’aveva messo all’angolo. Annotò tutto sul verbale dell’interrogatorio e si preparò a battere la ritirata e a mandarla via.
– Mi scusi: si parlava così piacevolmente e io…
– Questo è un dettaglio non rilevante per le nostre indagini. Può andare, signora.
Laura lo guardò dritto negli occhi. Le aveva confermato involontariamente quanto già aveva intuito da tempo. In serata avrebbe fatto una visita di cortesia alla signorina Helene. Era ora di fare un po’ di chiarezza e di voltare pagina e di prendere il toro per le corna. Avrebbe dimostrato al marito chi portava i pantaloni in casa.
… Continua… Vi aspettiamo alla prossima puntata!