Sono passati quattro mesi di silenzio da quando l’Aifa ha comunicato per l’ultima volta le segnalazioni gli effetti avversi dei vaccini anti-Covid. Mentre nel mondo si moltiplicano le associazioni che cercano di far luce sui danni da vaccino, in Italia tutto tace. L’ultimo rapporto disponibile sugli effetti avversi, infatti, si ferma al 26 marzo scorso. L’assenza di informazione non serve certo a placare i dubbi, anzi il silenzio da parte dell’Aifa contribuisce ad incrementarli.
Come riporta Mario Giordano su La Verità sul sito dell’Aifa ci sono alcuni dati spiccioli con segnalazioni sparse, che per altro si fermano al 26 giugno, cioè a un mese fa. Ma il vero e proprio rapporto, quello che dovrebbe uscire ogni tre mesi, è fermo a dati di quattro mesi fa. Da allora a oggi sono state somministrate oltre quattro milioni di dosi e non si conoscono ancora gli effetti che hanno avuto sugli italiani.
Eppure nel mondo aumentano miocarditi, pericarditi, embolie polmonari, trombosi, che si aggiungono all’incombente dubbio sul numero dei decessi registrato ogni giorno dai bollettini. Centinaia di migliaia di persone, che da perfettamente sane si sono trovate malate dopo l’inoculazione, hanno deciso infatti di riunirsi all’interno di una grande rete internazionale chiamata “Jab injuries global”. L’obiettivo è chiedere a gran voce delle risposte su tutto quello che è accaduto e che continua ad accadere con la vaccinazione raccogliendo le testimonianze reali sugli effetti avversi.
Eppure qualcosa comincia a muoversi. In Germania, al di là della polemica dei dati, si invitano i cittadini a segnalare i casi attraverso appositi formulari. In Francia si sta indagando in profondità sugli effetti del vaccino sul ciclo mestruale. In Gran Bretagna già sono partite le prime raffiche di risarcimenti. In Italia invece l’Aifa è ferma al rapporto del 26 marzo. Insomma si continua a far finta di nulla e proseguire sulla strada tracciata dal ministro Speranza: la vaccinazione forzata. fin dall’inizio chi stava male è stato cancellato, emarginato, spesso addirittura descritto come uno psicopatico o un malato immaginario.
Anche l’Aifa, che pure avrebbe fra i suoi compiti istituzionali proprio la farmacovigilanza, ha molto snobbato la questione. Ed è per questo che accumula costanti ed eccessivi ritardi nella pubblicazione dei rapporti trimestrali. Per questo manda online sul sito una manciata di dati, scarni e senza valore. Per questo, soprattutto, non ha mai attivato la farmacovigilanza attiva, cioè non è mai andato davvero alla ricerca degli effetti avversi come avrebbe dovuto fare.