Si torna in classe senza distanziamento, senza personale Covid, senza mascherine e Dad, almeno fino a quando la situazione dei contagi lo permetterà. «È la scuola della ripartenza. Tutto il Paese ha bisogno di ripartenza, di guardarsi negli occhi», ha commentato il ministro Bianchi. Ma una nuova crisi potrebbe toccare anche la scuola. Un rientro con il caro energia che potrebbe spingere gli istituti a fare i conti con gli aumenti in bolletta che rischiano di essere fuori portata con l’avvicinarsi dell’inverno.
Il nuovo anno scolastico parte con un allentamento di tutte le restrizioni anti-Covid: non c’ è più la didattica a distanza per gli alunni positivi, la normativa speciale che la prevedeva ha cessato i suoi effetti con la conclusione dello scorso anno scolastico. Non sono più previsti il distanziamento dei banchi, gli ingressi scaglionati e la misurazione della temperatura corporea all’ingresso della scuola.
Le mascherine chirurgiche, o Ffp2, vanno modulate nei diversi contesti e fasi della presenza scolastica. Il personale a rischio di sviluppare forme severe di Covid utilizzerà mascherine Ffp2 e dispositivi per la protezione degli occhi forniti dalla scuola in base alle indicazioni del medico competente. Anche il personale che intende proteggersi può indossare la mascherina. I genitori degli alunni che sono più esposti al rischio di sviluppare sintomatologie Covid avverse devono comunicarlo alla scuola in forma scritta e documentata, precisando anche le eventuali misure di protezione da attivare. A seguito della segnalazione ricevuta, l’Istituto valuta la situazione in raccordo con il Dipartimento di prevenzione territoriale e il pediatra/medico di famiglia per individuare le opportune misure precauzionali da applicare per garantire la frequenza dell’alunno in presenza e in condizioni di sicurezza.
È consentita la permanenza a scuola a bambini e studenti con sintomi respiratori di lieve entità e in buone condizioni generali che non presentano febbre in quanto, si legge nel vademecum inviato dal Ministero ai presidi, «nei bambini la sola rinorrea (raffreddore) è condizione frequente e non può essere sempre motivo di non frequenza o allontanamento dalla scuola in assenza di febbre». Se invece c’ è una sintomatologia compatibile con il Covid-19 (difficoltà respiratoria, vomito, diarrea, perdita del gusto e dell’olfatto, cefalea intensa), se la temperatura corporea è superiore a 37,5 gradi e se il tampone è positivo, la permanenza a scuola degli alunni non è consentita.
Tra le misure di prevenzione base a scuola resta l’igiene delle mani e la cosiddetta «etichetta respiratoria», ovvero «specifici comportamenti da mettere in atto per tenere sotto controllo il rischio di trasmissione di microrganismi da persona a persona». Resta anche l’obbligo di sanificazione ordinaria e straordinaria: quella ordinaria sarà periodica, quella straordinaria tempestiva da fare in presenza di uno o più casi confermati.
Se il quadro sanitario dovesse peggiorare le scuole devono essere “preparate e pronte” a rimettere in piedi le misure assunte negli ultimi tre anni. Se durante la permanenza a scuola, il personale scolastico o il bambino/alunno presenti sintomi indicativi riconducibili a Sars-CoV-2 viene ospitato in una stanza dedicata o nell’area di isolamento appositamente predisposta e, nel caso dei minori, devono essere avvisati i genitori. Lo studente rientrerà quindi a casa e seguirà le indicazioni del medico di base o pediatra di libera scelta.
Ma oltre all’andamento della pandemia e dei contagi in Italia, l’incognita dei prossimi mesi è sicuramente il caro energia. Stando a quanto detto dal ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, dai sindacati e dai partiti, il peso degli aumenti in bolletta non dovrà pesare sugli istituti. Sembrerebbe che per il momento sono state scartate tutte le ipotesi messe in campo, come i termosifoni spenti e la settimana corta, con la dad a compensazione delle ore non svolte in presenza. Ma ci aspetta un inverno rigido dal punto di vista dei rincari. Aumenti che hanno colpito anche i prezzi per gli acquisti dei materiali scolastici necessari. Si affianca al caro libri anche il caro scuola, secondo il Codacons, per quaderni, diari, astucci e il materiale legato alla scuola gli aumenti medi dei listini sono del 7%. Secondo l’Osservatorio nazionale di Federconsumatori si arriva infatti a spendere, in tutto l’anno scolastico, circa mille euro: per ogni studente in media si spenderanno 481 euro per l’acquisto dei testi obbligatori e di almeno due dizionari, con una variazione rispetto al 2021 pari al +2%, quindi in costante crescita.