Tempi duri per Ursula von der Leyen. La Procura europea ha aperto un’indagine sugli acquisti di vaccini contro il Covid-19 da parte dell’Ue. «Questa eccezionale conferma arriva dopo un interesse pubblico estremamente elevato sul tema. Nessun ulteriore dettaglio sarà reso pubblico in questa fase». L’apertura dell’inchiesta è solo l’ultima di una lunga serie di notizie sulla gestione poco trasparente dei negoziati sui contratti di fornitura di vaccini anti-Covid da parte della Commissione europea. Almeno da gennaio 2022, quando è scoppiato l’affaire dei famosi sms cancellati da Ursula von der Leyen, un vizietto che la presidente si porta appresso già da quando era ministro della Difesa in Germania.
Come è noto, la procedura di acquisizione dei vaccini in Europa non è stata condotta dai
singoli governi nazionali ma è stata centralizzata dalla Commissione europea che ha concluso accordi preliminari di acquisto con singoli produttori per conto degli Stati membri e ha garantito oltre 4,2 miliardi di dosi ai cittadini europei e ai paesi del mondo in cui i vaccini sono meno disponibili. In molti i casi i dettagli dei contratti non sono stati resi noti o lo sono stati molto parzialmente anche a seguito delle polemiche per le forniture.
La presidente della Commissione Ue non ha mai voluto svelare il contenuto dei numerosi sms scambiati con Albert Bourla, amministratore delegato di Pfizer, e Janine Small, manager responsabile del marketing estero, che proprio lunedì è stata ascoltata dalla Commissione Covid del Parlamento europeo sui vaccini. Non solo: la von der Leyen ha reso disponibili i contratti con troppi omissis, evidenziati in nero, che rendono di fatto impossibile capire come sono stati spesi i soldi dei contribuenti europei.
Oltre all’indagine avviata dalla Procura europea, Ursula von der Leyen è finita anche nel mirino della Corte dei conti che, non più di un mese fa, l’ha censurata per essersi rifiutata di divulgare qualsiasi dettaglio (verbali, nomi degli esperti consultati, termini concordati) dei colloqui con Pfizer. E perfino la mediatrice europea Emily O’Reilly ha condannato la «cattiva amministrazione» della von der Leyen .
L’accordo stretto con Pfizer, se pienamente esercitato, vale circa 36 miliardi di euro ma nessuno ne conosce i dettagli: dieci Paesi membri dell’Unione europea hanno recentemente scritto una lettera alla von der Leyen accusandola di aver acquisito troppe dosi, di cui loro «non hanno bisogno». Il gigantesco e palese conflitto d’interessi del presidente a causa del marito Heiko von der Leyen, impegnato nelle tecnologie Rna con centri di ricerca finanziati proprio dall’istituzione presieduta da sua moglie (in Italia, addirittura con i fondi del Pnrr), fa il resto.
L’accusa che traspare è quella che Ursula non faccia gli interessi dell’Unione europea e intrattenga una relazione troppo privilegiata con l’amministrazione americana di Joe Biden. Non soltanto sui vaccini: le tensioni latenti tra la von der Leyen e gli altri 27 commissari sono esplose a giugno, dopo che il presidente ha deciso di sbloccare i fondi del Pnrr alla Polonia solo in virtù dell’utilità strategica di Varsavia, nell’ottica della guerra in Ucraina supportata dagli Stati Uniti. Cinque commissari – tra cui i vicepresidenti della Commissione Frans Timmermans e Margrethe Vestager – hanno messo il loro malcontento per iscritto accusandola di non aver tenuto conto delle opinioni del collegio dei commissari.