Trascorse quasi tre settimane dalla vittoria alle elezioni, l’alleanza di destra tra Fratelli d’Italia, Forza Italia e la Lega sembra attraversare un primo momento di difficoltà intorno alla distribuzione degli incarichi più importanti del futuro governo che dovrebbe essere guidato da Giorgia Meloni. I giornali parlano di trattative «congelate» per via degli attriti dell’ultimo scambio di battute tra Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi. Ma la schiarita sembra vicina: i due leader si sono sentiti al telefono e si incontreranno oggi di persona, nella sede di Fratelli d’Italia in via della Scrofa a Roma. Lo confermano fonti di FdI e FI.
I problemi nella coalizione di destra sono diventati evidenti con l’elezione a presidente del Senato di Ignazio La Russa, di Fratelli d’Italia. Già da qualche giorno si parlava delle difficoltà della coalizione nel trovare un accordo soddisfacente per l’elezione dei presidenti di Camera e Senato e per i principali incarichi di governo. Sembrava che alla fine un compromesso fosse stato trovato, ma durante la votazione decisiva per l’elezione di La Russa i senatori di Forza Italia sono usciti dall’aula per non partecipare al voto. A mandare in crisi la coalizione non è stato solo il lodo Ronzulli. Ma il vero motivo è un altro: l’indisponibilità di Giorgia Meloni a lasciare il ministero della Giustizia al Cavaliere. Questo è il significato del «con i veti, niente voti».
Lo conferma l’appunto messo in bella mostra sullo scranno da Berlusconi, a caratteri quasi cubitali perché il fotografo de La Repubblica lo riprendesse, con le sue valutazioni sulla possibile premier. «Giorgia Meloni, un comportamento 1) supponente, 2) prepotente, 3) arrogante, 4) offensivo, 5) ridicolo (poi cancellato). Nessuna disponibilità ai cambiamenti, è una con cui non si può andare d’accordo». La stessa Meloni replica duramente riaprendo la ferita: parlando con alcuni giornalisti ha detto che a quell’elenco mancava solo «che non sono ricattabile», un probabile riferimento alle trattative in corso nella maggioranza per formare il nuovo governo. Non è chiaro a cosa precisamente si riferisse Meloni, ma i giornali scrivono da giorni che Berlusconi sarebbe molto scontento dei ministeri offerti agli esponenti del suo partito, e che in particolare sarebbe scontento della presunta decisione di Meloni di escludere dal futuro governo la senatrice di Forza Italia Licia Ronzulli, per la quale sembra che Berlusconi avesse chiesto un ministero (si era parlato di quello alla Salute o al Turismo).
Ma il no più sofferto e indigesto è quello sulla Giustizia. Fratelli d’Italia ha sempre in mente Carlo Nordio, che per il leader azzurro ha il peccato originale: era un magistrato. Berlusconi ha capito che la riforma della giustizia necessita di interventi radicali: separazione delle carriere, nuovo Csm, responsabilità civile sugli errori macroscopici, nomine dei dirigenti. Per arrivarci sa che dovrà superare mille ostacoli, soprattutto con i dirigenti di sinistra. E a proteggerlo un partito, Fratelli d’Italia, non garantista come lui vorrebbe.
A lavorare alla ricucitura indefessi per tutto il fine settimana sono stati i pesi massimi del centrodestra. Dal presidente del Senato Ignazio La Russa a Guido Crosetto hanno portato a casa la richiesta «tassativa» della premier in pectore che fosse Berlusconi ad andare da lei e non viceversa, escludendo anche campi neutri come il Parlamento, gruppi Fdi o Fi di Camera o Senato inclusi. Sul fronte di Forza Italia, da Gianni Letta ad Antonio Tajani e Fedele Confalonieri hanno sudato non poco per convincere Berlusconi a compiere il passo e accettare le condizioni della premier in pectore. Con il leader della Lega Matteo Salvini a fare da mediatore, rimasto a Roma nel fine settimana e in ripetuti contatti sia con Meloni che con Berlusconi. Le ultime resistenze del quale, secondo fonti di Forza Italia, sarebbero state superate solo dopo che la sua stessa compagna Marta Fascina ne avrebbe valutato con Licia Ronzulli l’accettabilità. Un fine settimana di trattative ininterrotte che non avrebbero visti estranei gli stessi figli di Berlusconi, Marina e Piersilvio in testa. E dopo la conferma dell’incontro tra Meloni e Berlusconi, la Lega ha diffuso una nota in cui si legge che il Carroccio «guarda con estremo ottimismo all’annunciato incontro di domani tra Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi: l’obiettivo comune di tutto il centrodestra dev’essere quello di rispondere alle aspettative degli italiani, con buonsenso, responsabilità e serietà». Insomma, lo strappo sarebbe in fase di ricucitura. O almeno, un tentativo per riequilibrare e fare chiarezza tra Meloni e Berlusconi ci sarà. L’appuntamento è fissato per le 16 nella sede romana di FdI.