Mentre i media sono impegnati a raccontare gli intrighi di palazzo sul nascituro governo, la clamorosa dichiarazione di Pfizer sui vaccini è passata quasi inosservata. Nessun titolone, non un commento, nemmeno un rigo. Da nessuna parte. Gli unici ad avere ripreso la notizia sono alcuni debunker. Costoro si sono decisi a occuparsi del caso Pfizer al solo scopo di depotenziarlo: affermano che non vi sia notizia, che si sapeva già tutto, che ogni informazione a riguardo era già disponibile e che l’audizione all’Europarlamento non ha svelato nulla.
Tra i più celeri nel ridimensionare la rivelazione della manager di Pfizer, c’è David Puente, debunker di Open. In sintesi, il giornale fondato da Enrico Mentana fa presente che: i vaccini non prevengono il contagio, bensì le forme gravi di Covid; riducendo le forme più sintomatiche cala anche la probabilità di contagiare; diversi studi successivi lo hanno confermato. Puente sui social precisa: «Cose già dette e ripetute da più di un anno».
Strano, perché istituzioni, media e virologi hanno detto fin dall’inizio, senza contraddittorio, l’opposto. Ad esempio, il 17 dicembre 2020, a L’aria che tira su La7, il presidente dell’Aifa, Giorgio Palù, dichiarava: «Gli anticorpi generati dalla vaccinazione Covid servono a prevenire l’attacco del virus alla cellula, quindi l’immunità conferita è di tipo sterilizzante, cioè previene l’infezione». Certo, sul finire del 2020, la confusione può essere, col senno di poi, giustificata. Però, sul sito di Aifa, risulta ancora questa definizione: «Comirnaty è un vaccino a mRNA indicato per l’immunizzazione attiva per la prevenzione di Covid-19».
Il mantra sui cui si è basata la campagna vaccinale di massa, infatti, era proprio questo: vaccinatevi, così non vi contagiate e non contagiate chi vi sta vicino. Anche il presidente del Consiglio Mario Draghi aveva assicurato che il Green pass non era «un arbitrio», ma una misura attraverso la quale, «i cittadini possono continuare a svolgere attività, con la garanzia di ritrovarsi tra persone che non sono contagiose» (22 luglio 2021). Se era arcinoto e assodato che presentarsi all’hub non avrebbe evitato di contagiarsi, perché il green pass sui luoghi di lavoro è stato reso obbligatorio «al fine di prevenire la diffusione dell’infezione da Sars-CoV-2» (dl 127/2021)? Perché Burioni , il 17 maggio 2021, sosteneva che: «Abbiamo a che fare con un virus nuovo, la spiegazione più probabile è che il vaccino sia spaventosamente efficace nel ridurre la trasmissione». Lo stesso Iss, il 9 luglio 2021, pubblicava questo comunicato: «Covid: il vaccino protegge da infezioni, ricoveri e decessi fino al 100%». E nel provvedimento del 22 settembre 2021, con cui fu istituito il green pass, si affermava che lo scopo della certificazione verde fosse proprio quello di «prevenire la diffusione dell’infezione da Sars-cov-2»
L’aspetto più rilevante della questione, in ogni caso, è un altro. È quasi del tutto corretto affermare che Pfizer non abbia mai dichiarato di aver prodotto un farmaco in grado di fermare i contagi. Diciamo «quasi» perché in varie occasioni Albert Bourla e soci hanno fatto intendere che, invece, la protezione dal contagio ci fosse. Comunque sia, il dramma vero riguarda il nostro sistema politico e mediatico. Se tutti sapevano dell’inesistenza di certezze sul blocco dei contagi, per quale motivo tutti, politici e le grandi testate giornalistiche hanno pontificato fino allo sfinimento sulla capacità del siero di fermare il contagio? Se sapevano perché ho imposto o avallato discriminazioni inutili? Il nuovo governo, ammesso che riesca finalmente a venire alla luce, deve istituire la commissione d’inchiesta sul Covid, che indaghi seriamente sui lockdown, le zone rosse e i primi provvedimenti emergenziali, ma anche e soprattutto sulla gestione del vaccino. Sul modo in cui è stato raccontato dagli attori istituzionali, dal servizio pubblico, dai cosiddetti esperti e dai professionisti dell’informazione.