– No, per carità di Dio.
– Bah! Dovrei crederle?
– Dubita della mia buona fede?
– Bah! Mi segua.
– Dove sta andando? Non corra. Faccia attenzione agli scippatori: siamo a Napoli.
Marina correva sulle sue gambe lunghe e sottili e Adsum non riusciva a starle dietro.
– I negozi sono ancora aperti. Venga.
– Arrivo.
– Che prezzi! Si muova. Venga.
– Sì, arrivo.
Marina si era fiondata in un negozio di intimo donna. Adsum come un cagnolino le correva dietro.
– Le piacciono queste mutandine? O pensa che siano più belle queste altre? Secondo lei sono più belle bianche o rosse?
– Non saprei.
Adsum gliele immaginava addosso. Gli girava la testa. Non aveva mai provato in tutta la sua vita emozioni così forti e intense. Gli sembrava di spiccare il volo fin sulla luna.
– A lei sta bene tutto.
– Che galantuomo!
– Lei è un fiore.
– Che gentile! Le posso domandare una cortesia?
– Disponga pure di me.
– Che servo fedele!
– D’ora in poi la mia vita le appartiene.
Adsum era certo di aver fatto breccia nel cuore di Marina.
– Abuserò della sua gentilezza.
– Abusi pure.
– Ho dimenticato il bancomat a casa e avrei bisogno di un piccolo prestito. Potrebbe favorirmi…
– Scusi, temo di non aver capito bene.
– No, ha capito benissimo. Avrei bisogno di un piccolo prestito.
– Un prestito?
– Se può ovviamente. Non vorrei metterla in difficoltà.
– Non mi mette in difficoltà.
– È sicuro?
– Sicurissimo.
– Poi glieli restituisco.
– Ma no. Non si preoccupi.
Adsum si mangiò in cuor suo le mani, perché non teneva mai a freno la lingua.
– Lei è un gentleman.
– Ma no.
– Sì, è un signore. Conto su di lei.
– Conti pure su di me.
Marina dopo il negozio di abbigliamento passò in quello di scarpe e Adsum la seguì fedelmente con in braccio i pacchi che lei aveva comprato. Sebbene fosse inverno il sole era alto e faceva sempre più caldo. Avrebbe fatto qualunque cosa per un po’ di refrigerio. Non ce la faceva più e si fermò per riposare su una panchina. Marina però era diventata ansiosa e temeva di fare tardi all’appuntamento con gli amici della comunità.
– Si sbrighi.
– Arrivo. Non ho più vent’anni.
– Sì, ma facciamo tardi. Lei è troppo lento.
– Ho i pacchi.
– Che vuole che siano per lei!
– Già, non li porta lei! – mormorò tra i denti Adsum.
– Cosa ha detto?
– Niente. Sto arrivando.
– Adsum, faremo tardi. Dobbiamo andare a Licola. Chiamo un taxi?
– No, prendiamo la metro.
– Non mi dica che è avido.
– No, ma cosa dice.
– Allora chiamo un taxi.
– Va bene, lo chiami pure.
Adsum era sfinito e non aveva la forza di replicare. Calcolò la distanza a mente tra il luogo dove si trovavano e quello in cui dovevano andare e avrebbe voluto mordersi le mani. La signorina Marina era peggio della moglie in fatto di quattrini: i soldi non bastavano mai. Il taxi arrivò dopo mezz’ora e durante il tragitto fino a Licola Adsum si addormentò. L’auto li fermò dinanzi a una gigantesca villa.
… Continua… Vi aspettiamo alla prossima puntata!