– Siamo arrivati. Si svegli.
– Di già.
– Prenda i pacchi.
– Sì, subito.
– Ah, se fosse vivo Nihil! Con lui si poteva andare dovunque!
Adsum appena sentì nominare il suo collega balzò sull’attenti. Non poteva sfigurare (anche se ormai era passato a migliore vita!) con il suo defunto amico. Era stato richiamato all’ordine e come un buon soldato uscì dall’auto, scaricò i pacchi, li prese tutti lui e già camminava impettito davanti alla signorina.
– Ora sì che la riconosco. Che uomo!
– È stato solo un momento di… un calo di zuccheri. Ma già va meglio.
– Su non perdiamo tempo. Le faccio strada. Di qua.
Marina dopo qualche secondo lo sorpassò. Giunta dinanzi a un cancello suonò e le aprirono subito. Adsum la seguiva senza fiato. Si incamminò per un gigantesco viale ai lati del quale c’erano una serie di Chalet, e infine una villa gigantesca con le pareti tinte di colore rosso pompeiano sul tetto della quale svettava una statua gigantesca di Padre Pio. Dietro la villa si innalzava una tensostruttura, da cui venivano voci di canti e balli. Per fare tutto quel putiferio dovevano esserci almeno un migliaio di persone.
– Venga. Oggi è un grande giorno.
– La seguo. Vada più piano.
– Mi segua.
Marina da creatura delicata e sensibile si era trasformata in una macchina da guerra instancabile e indistruttibile. Chi l’avrebbe detto! Le sorprese della vita non finiscono mai. I due giunsero all’ingresso della villa.
– Adsum, tesoro.
– Come mi ha chiamato?
– Tesoro.
– Quando mi chiama così mi si scioglie il cuore.
– Tesoro!
– Lo dica di nuovo. Che bella la sua voce quando pronuncia questa parola.
– Tesoro, mi dai venti euro? Dobbiamo pagare l’ingresso.
Adsum avrebbe voluto dirle di no. A malincuore mise mano al portafogli e favorì a Marina le ultime banconote che gli erano rimaste.
– Eccoli.
– Grazie. Lasci pure qui i pacchi.
– Qui?
– Sì.
– Ma è sicura?
– Certo.
– Qualcuno potrebbe rubarli.
– Non li ruberà nessuno.
– Come fa a dirlo?
– Siamo nel regno della pace.
– Pace? A me sembra…sento qualche… rumore!
– Lei non capisce nulla. Si fidi, vedrà.
– Ma io… a dire il vero… se posso dire la mia…
– Lasci tutto qui. Verranno a prenderli i miei amici.
Marina, invasata come una sacerdotessa, si immerse nel rito orgiastico della folla. Adsum in un primo momento si sentì perso. Poi respirò un piacevole odore di fumo, che lo rese allegro. Dovevano proprio essere nel regno della pace. C’era tanta gente ed erano tutti felici: cantavano, pregavano, si abbracciavano, si baciavano e inneggiavano alla luce contro il signore delle tenebre. Tutto a un tratto ci fu un silenzio tombale. Adsum ebbe paura. Si girò verso un uomo che era accanto a lui e implorò aiuto.
– Che succede?
– Non lo sa?
– No. Ho paura.
– Di cosa?
– Non lo so. Perché si sono spente le luci?
– Comincia lo spettacolo.
– Quale spettacolo?
– Guardi.
La sala fu attraversata da un fascio di luce blu. Ci fu un’ola, la folla si distribuì a cerchio, secondo un copione prestabilito. Poi si fece di nuovo buio, un altro fascio di colore viola colpì un uomo che era su un palco, che si inchinò dinanzi al pubblico. Era basso, con i capelli scuri e irti, e con un gran pancione, e portava degli occhialini scuri. Si sedette dietro una tastiera, e cominciò ad agitarsi come un cane affamato. Emetteva dei gemiti e sembrava volesse mordere il microfono. L’uomo disse ‘luce’ e la scena fu invasa da un rosso accecante. Dopo un po’ una ragazza di venti anni cominciò a camminare nuda in mezzo alla sala su dei tacchi giganteschi e a flagellarsi con un frustino. L’uomo al ritmo di una musica martellante ripeteva ‘Grrr…grrr… grrr…’.
Adsum guardava lo spettacolo e non credeva a quello che vedeva. Non aveva mai assistito a nulla di simile. Si fece largo fra la gente per guardarla meglio. Si sentiva inebriato e da quel momento non ebbe più dubbi: era effettivamente nel regno della luce. Due avvenenti ragazze gli fecero segno con il dito di avvicinarsi. La signorina certamente non se la sarebbe presa se in sua assenza si fosse consolato con la loro compagnia. Dalla camicetta di una delle due spuntò fuori come un bocciolo un energico e vigoroso capezzolo. Gli strabuzzarono gli occhi dalle orbite. Sfoggiò una manierata galanteria da vecchia scuola e fece un inchino.
– Piacere Adsum. Posso offrirvi da bere?
– Sei parente di Absum?
– Chi? Non so chi sia! Sono amico di Nihil e Marina.
– Sicuro?
– Certo.
– Vieni con noi?
… Continua… Vi aspettiamo alla prossima puntata!