È il presente che riporta un passato di morte e devastazione. Trenta vittime in centodieci anni circa, tre eventi disastrosi negli ultimi quindici anni. L’emergenza a Ischia è strutturale, i progetti di salvaguardia vanno a rilento, si mettono in coda nel grande ingorgo italiano, fra burocrazia e complicazioni varie, le soluzioni sono ancora lontane. Oggi ci sono i fondi del Pnrr, ma Ischia e le isole del Golfo sono rimaste tagliate fuori dalla pioggia milionaria di questi mesi. Nei mesi scorsi la Regione Campania aveva trasmesso al ministero delle Infrastrutture l’elenco dei progetti ammessi e di quelli finanziati con i soldi del Pnrr. Se si scorre la lista si scopre subito che Ischia non c’è, o meglio ci sono due progetti dichiarati ammissibili, ma rimasti senza risorse.
L’ex ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, dice che «non è il tempo delle polemiche». E lo dice perché nel fango di Ischia è impastata anche una legge, voluta dal governo gialloverde guidato da Giuseppe Conte. La norma è quel condono contenuto nel decreto sul ponte di Genova del 2018 e collegato alla ricostruzione post sisma. Si perché nella lista delle catastrofi che hanno colpito Ischia non manca il terremoto che si era abbattuto proprio su Casamicciola il 21 agosto 2017. Le foto di quell’orrore, con 2 morti e 42 feriti, hanno fatto il giro d’Italia, anche se sono state velocemente dimenticate. Ma hanno lasciato un’eredità di polemiche e critiche senza fine. In pratica, con il condono del 2018, all’epoca del Conte I, si sarebbe chiuso un occhio su centinaia di interventi edilizi abusivi compiuti nell’isola.
Una sanatoria colossale, voluta da Conte e Salvini, con ben 28 mila richieste in un fazzoletto di terra che passa da una devastazione all’altra. Come denuncia il leader dei Verdi Angelo Bonelli, quel condono ha consentito la regolarizzazione di pratiche che erano pendenti da quasi 40 anni, anche per le abitazioni costruite abusivamente in aree ad alto rischio idrogeologico. «Questi edifici, che per le norme vigenti sono abusivi, non solo venivano sanati ma hanno avuto il completo rimborso dallo stato per la ricostruzione», ha spiegato l’esponente di Europa Verde, «solo per Ischia si è voluto un condono per edifici abusivi costruiti in aree a rischio idrogeologico e sismico, con la beffa che sono i soldi pubblici a pagare la ricostruzione». Nei comuni di Casamicciola Terme e Lacco Ameno, che contano circa 13mila abitanti, le richieste di condono furono oltre seimila, una ogni due abitanti. E in queste ore torna a circolare un video del 2018 in cui Matteo Renzi denuncia i rischi dell’approvazione di un condono del genere: «Mi auguro dal profondo del cuore che non sia, nei prossimi mesi, il vostro primo rimpianto».
A intervistare Giuseppe Conte sul punto è stata Lucia Annunziata, durante la trasmissione Mezz’ora in più su Rai 3. «Quello del 2018 non era affatto un condono. Ci trovammo davanti a un blocco totale. A Ischia ci trovammo con richieste di condono per circa 27mila abitazioni su circa 60mila abitazioni totali nell’isola. C’erano richieste per i danni del terremoto (il riferimento è per il sisma del 2017) per 1100 abitazioni, per cercare di accelerare quelle pratiche è stato introdotto l’articolo 25 che non è un condono ma ha definito la procedura alla luce della legislazione già vigente per esaminare quelle pratiche, dare una risposta».
In effetti è vero che il titolo dell’articolo 25 del decreto approvato nel 2018 è “Definizione delle procedure di condono”. In quella norma si prevede che i comuni di Casamicciola, Lacco Ameno e Forio d’Ischia dovevano provvedere a concludere “i procedimenti volti all’esame delle predette istanze di condono” entro sei mesi. Le istanze di condono sono quelle citate da Conte, relative agli immobili distrutti o danneggiati dal sisma del 2017, e che erano state depositate ai sensi delle tre sanatorie varate tra il 1985 e il 2003 dai governi di Bettino Craxi e Silvio Berlusconi. Ma in sede di conversione del decreto legge venne inserito un emendamento che prevedeva l’obbligo, per definire le istanze di condono, di acquisire il preventivo parere favorevole da parte dell’Autorità che tutela il vincolo paesaggistico. Sempre nello stesso decreto, tra l’altro, si stabiliva che il procedimento per la concessione dei contributi doveva essere “subordinato all’accoglimento delle istanze” ma si specificava che tale contributo “non spetta per la parte relativa ad eventuali aumenti di volume oggetto del condono”.