Fino a quando Xi Jinping potrà contare sul modello “zero Covid”, fatto di lockdown, restrizioni, limitazioni estreme della libertà personale, senza che la popolazione insorga? I casi singoli di Guangzhou e di Zhengzhou avevano sollevato qualche domanda, ma questa volta il fenomeno si sta espandendo a macchia d’olio. In particolare, le proteste degli ultimi giorni arrivano in conseguenza della morte di almeno dieci persone, venerdì a Urumqi, nello Xinjiang, per un incendio in un edificio da cui si ritiene molte persone non siano riuscite a scappare proprio a causa delle restrizioni contro il coronavirus.
Nello Xinjiang sono partite subito le denunce dei residenti, secondo cui i blocchi imposti per contenere la diffusione del Covid hanno ostacolato i soccorsi e reso più difficile la fuga degli abitanti dell’edificio avvolto dalle fiamme, molti dei quali si sono decisi troppo tardi a cercare una via di fuga per timore di violare il lockdown e di subire conseguenze. Alcune centinaia di persone, per lo più giovani, si erano radunate lungo il fiume Liangma, a Pechino, per dare vita ad una veglia, a dispetto delle restrizioni anti-Covid, in ricordo delle vittime dell’incendio di Urumqi, costato la vita a 10 persone.
L’incendio è infatti una delle cause che hanno scatenato le proteste contro la politica “zero Covid” praticata dal governo. A Shanghai, una folla si è radunata e ha alzato fogli di carta bianchi, segno di protesta contro la censura che corre a cancellare ogni voce contraria alla linea delle autorità. Davanti a cordoni di polizia, la gente ha cominciato a gridare slogan contro la politica sanitaria, l’obbligo dei tamponi, le chiusure in casa appena viene individuato un contagio. Nella giornata di lunedì la polizia ha arrestato nella città due persone. Manifestazioni si sono svolte anche a Pechino, nei pressi del quartiere diplomatico, Chengdu, Chongqing, Wuhan, Zhengzhou e Nanchino.
Lunedì in Cina sono stati registrati 40.052 casi, il numero più alto da quando alla fine del 2019 si cominciò a fare test, dopo che a inizio della settimana scorsa i casi giornalieri accertati erano meno di 30mila. Con l’aumento dei contagi e con un vaccino non particolarmente efficace come quello cinese, il governo sta quindi aumentando nuovamente i lockdown e le restrizioni, dopo che a inizio novembre le autorità avevano detto che le avrebbero allentate.
Secondo alcuni osservatori, le crescenti proteste potrebbero finire per incoraggiare il presidente cinese Xi Jinping ad accelerare l’uscita della nazione dalla politica “zero Covid”. Alcune città della Cina, tra cui Pechino e Guangzhou, insieme a Urumqi, hanno allentato diverse restrizioni anti-Covid. A Urumqi i residenti, alcuni dei quali sono stati confinati nelle loro case per settimane, potranno viaggiare in autobus per fare acquisti nei loro quartieri, hanno annunciato i funzionari in una conferenza stampa. Le consegne dei pacchi potranno riprendere, ma i lavoratori della logistica dovranno rimanere a “circuito chiuso” nei dormitori aziendali.