Laura si collegò ad internet, aprì il registro elettronico, e fece l’appello. Con sua grande sorpresa Rodolfo, che sembrava in forma smagliante, si alzò in piedi. Sembrava che la stesse aspettando.
– Professoressa…
– Sì, dimmi.
Laura gli rispose con dolcezza, poiché temeva che il ragazzo potesse essere colto da un attacco di fobia durante la sua ora e di essere costretta a dover chiamare i soccorsi.
– Posso venire volontario in storia?
– Volontario? Sei sicuro?
– Sono due settimane che studio, ma lei non mi chiama mai.
– Ti senti bene? Guarda che non c’è premura.
Nelle orecchie le rintronavano come presagi di malaugurio le parole della collega. Ci mancava solo che un’altra catastrofe si abbattesse sulla sua già precaria esistenza.
– Sì, sto bene.
Gli studenti della classe si stupirono dell’improvvisa bontà della professoressa, che era nota per la sua severità. Laura provò in ogni modo a dissuaderlo, ma non ci riuscì e lo esaminò.
– Sette, Rodolfo! Quando studi…
Suonò la campanella. Alla professoressa Rossi tremavano le gambe per l’emozione. Aveva interrogato il primo BES della sua carriera. Aveva un’ora libera e passò dalla preside per domandarle un mese di aspettativa per motivi personali.
– Venga.
– Sì, grazie. Le rubo pochi secondi.
– Capita a proposito. Parlavo con la collega di scienze della 2C.
– Ah, sì. E perché?
– Ho ricevuto delle lamentele per il comportamento degli studenti e mi domandavo se non fosse il caso di predisporre un intervento speciale.
– Di che tipo?
– Per esempio, una terapia di gruppo con uno psicologo.
– Non sarebbe il caso di…
– Cosa?
– Magari un provvedimento disciplinare…
– Macché dice! Non se ne parla proprio. Sono così fragili questi ragazzi. Dobbiamo solo coordinarci meglio. Viviamo nell’era del villaggio globale e siamo dinanzi a una nuova tipologia di uomo, che pone nuovi e inquietanti interrogativi. Compito della scuola è interpretare questo stato di cose. Dobbiamo adeguarci. Lei mi capisce, vero?
– Sì, la capisco. Ma io pensavo…
– Non insista. E poi abbiamo anche un BES in quella classe.
– Sì, lo so. Stamattina l’ho interrogato.
– Ah, sì! Come è andato?
– Bene. Gli ho dato sette.
– Ha fatto benissimo. Bisogna motivarlo questo ragazzo. Non vorrei che gli ritornassero gli attacchi di fobia scolare. L’altro giorno è stato male, perché la professoressa di fisica gli ha programmato un compito all’ultimo secondo.
La professoressa di scienze, una brunetta tutto pepe, che fino a quel momento era stata zitta, appena sentì nominare la collega, si inserì in contropiede nella conversazione.
– La sapete l’ultima?
– L’ultima? – dissero a una sola voce la preside e Laura.
– Sì, l’ultima.
La collega sprizzava gioia da tutti i pori. Stava per rivelare loro una grande verità. La preside era ansiosa di apprendere che cosa fosse avvenuto di così grave.
… Continua… Vi aspettiamo alla prossima puntata!