Joseph Ratzinger, il papa emerito Benedetto XVI, è morto oggi nella sua residenza all’interno della Città del Vaticano, il monastero Mater Ecclesiae. Aveva 95 anni e le sue condizioni di salute si erano aggravate da qualche giorno: lo stesso papa attualmente in carica, Francesco, l’aveva annunciato pubblicamente, invitando a pregare per lui. Benedetto XVI rimarrà nella storia come il primo Papa del terzo millennio che si è dimesso.
Benedetto XVI nacque il 16 aprile 1927, in Germania, nella piccola cittadina bavarese di Marktl. Entrò in seminario quando era poco più che un bambino, nel 1939, diventando sacerdote nel 1951 insieme al fratello Georg. Da allora intraprese una lunga e brillante carriera negli studi religiosi e nella Chiesa. La sua straordinaria preparazione teologica lo mise subito in risalto e fu in veste di perito che partecipò al Concilio Ecumenico Vaticano II.
Dopo aver insegnato nelle facoltà teologiche più prestigiose della Germania, il 25 marzo 1977 san Paolo VI lo nominò arcivescovo di Monaco e Frisinga. San Giovanni Paolo II lo volle a Roma e il 25 novembre 1981 lo nominò prefetto della Congregazione per la dottrina della fede. Il futuro Papa fu per quasi un quarto di secolo uno dei principali collaboratori di Wojtyla. Il 30 novembre 2002 divenne anche cardinale decano.
Il 19 aprile 2005 venne eletto papa con un Conclave durato meno di ventiquattro ore. Il suo papato viene ricordato per un piglio conservatore, specie se paragonato a quello del suo successore, ma in realtà Benedetto XVI fu anche uno dei primi a riconoscere e tentare di contrastare il problema della pedofilia nella Chiesa cattolica. Tante le croci che è stato costretto a portare nel suo pontificato: dalle incomprensioni con il mondo islamico per la famosa citazione di Manuele II Paleologo su Maometto nella lezione di Ratisbona, fino allo scandalo Vatileaks con l’infedeltà del suo maggiordomo, Paolo Gabriele, che passava alla stampa documenti riservati del Papa tedesco. Il pontificato di Benedetto XVI non è stato costellato solo di spine, ma anche da un magistero densissimo condensato in otto anni. Dalla trilogia su Gesù di Nazaret, al libro intervista “Luce del mondo”, il terzo dei quattro scritti con il suo biografo Peter Seewald, alle tre encicliche, “Deus caritas est”, “Spe salvi” e “Caritas in veritate”, senza contare quella scritta a quattro mani con papa Francesco, “Lumen fidei”.
Ma l’aspetto più notevole del suo papato fu senza dubbio il fatto che nel 2013, durante una riunione del Concistoro, Ratzinger comunicò le sue intenzioni di dimettersi dal papato, una decisione con pochissimi precedenti e che non accadeva da quasi seicento anni. Il papa lo annunciò in latino, quindi la notizia non venne appresa immediatamente dai cronisti presenti in sala stampa. L’unica a capire subito fu la giornalista dell’Ansa Giovanna Chirri, che sapeva il latino, e per questo motivo fu l’Ansa la prima a diffondere la notizia nel mondo. Da allora, Benedetto XVI è stato definito “papa emerito” e si è limitato a una vita estremamente riservata e raccolta nel monastero Mater Ecclesiae.
Il vero motivo delle dimissioni di Benedetto XVI non è mai stato chiarito del tutto. Nella sua biografia uscita nel 2020, Benedetto XVI. Una vita, il papa emerito dice all’autore, Peter Seewald, che non si dimise a causa del cosiddetto scandalo “Vatileaks”, provocato dalla diffusione di documenti riservati riguardanti la gestione finanziaria del Vaticano, come ipotizzato da diverse ricostruzioni giornalistiche. Disse Benedetto XVI: «Una volta ho detto che uno non si può dimettere quando le cose non sono a posto, ma può farlo solo quando tutto è tranquillo. Io ho potuto dimettermi proprio perché riguardo a quella vicenda era tornata la serenità. Non si è trattato di una ritirata sotto la pressione degli eventi o di una fuga per l’incapacità di farvi fronte».