Si fa sempre più lunga la lista degli “esperti” che sui media sono tornati a riproporre allarmismi, chiusure, restrizioni e tutto quel vasto vocabolario che abbiamo imparato a conoscere all’epoca del Conte 1. Orfani di lockdown e Green pass, eccoli tornare all’attacco alla prima occasione utile. Gli era andata male con il vaiolo delle scimmie, ci avevano riprovato con l’influenza stagionale, e ora cavalcano l’onda del nuovo picco cinese. E per affrontare dubbi e timori legati a quello che sta avvenendo in Cina si torna a parlare di strumenti di “prevenzione”: Green pass, mascherine, vaccini e tamponi.
Non si sentiva parlare da tempo di “contagi in aumento” nelle varie regioni italiane come sta accadendo nel corso di queste ore. I principali giornali italiani aprono con parole come “allarme”, “paura”, “nuova ondata” . Dopo Burioni su Repubblica e Ricciardi su La Stampa, anche Remuzzi, direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri e ordinario di Nefrologia all’Università degli Studi di Milano, sul Corriere della Sera, afferma che in Cina «dal ‘tutto chiuso’ si è passati improvvisamente al ‘tutto aperto’: in questo modo il virus ha terreno libero perché incontra una popolazione poco immunizzata. È un errore inammissibile a quasi tre anni dall’inizio della pandemia».
Riepiloghiamo: la Cina applicava la politica Zero Covid, basata su dure restrizioni per contenere la diffusione del Covid-19. I cittadini cinesi, stanchi delle misure, hanno cominciato a protestare e allora il governo ha concesso maggiori libertà. Tra queste, l’apertura delle frontiere. Di conseguenza, chi vive in Cina ha ricominciato a viaggiare. Politici, virologi e media occidentali, che sostenevano le proteste dei cittadini cinesi contro le restrizioni, appoggiando le richieste di maggiore libertà, hanno improvvisamente cambiato opinione, allarmandosi per l’arrivo dei cinesi perché possibili portatori di nuove varianti.
Italia e Stati Uniti hanno deciso di chiedere un tampone obbligatorio per chiunque arrivi dalla Cina al fine di isolare i soggetti positivi e sequenziare nuove varianti del virus. È cambiato totalmente il racconto. Adesso si contesta il “liberi tutti” deciso della Cina e si mette l’accento sul “milione di contagi e i 5.000 morti al giorno” (su una popolazione di 1,4 miliardi di persone e sebbene contagi e malattia grave siano ben diversi).
Si parla di “boom di contagi” nelle regioni italiane, anche se in realtà nel Paese la curva appariva più alta a febbraio. Perché la verità è che i contagi non si sono mai fermati, nonostante il racconto di molti esperti volesse far credere che il vaccino avrebbe sconfitto non solo la malattia ma avrebbe anche impedito di contagiare. Nel dubbio, comunque, esperti come Roberto Burioni ricominciano a elogiare i nostri vaccini, screditando quelli utilizzati dalla Cina. Anche il presidente dell’Aifa, Giorgio Palù, si è detto favorevole a una nuova dose di vaccino anti Covid.
Ma se i nostri vaccini sono i migliori di tutti e la vaccinazione di massa è stata la soluzione giusta, perché si crea questo allarmismo, ripristinando l’obbligo di tamponi mentre si cerca un responsabile esterno? Forse per trovare il modo di fare ripartire la campagna mediatica per spingere la gente verso quinte dosi e tessere digitali.