L’Italia è stata la prima a introdurre delle misure restrittive per cercare di evitare che la preoccupante riacutizzazione del Covid in Cina possa avere delle ripercussioni importanti anche sugli altri Paesi. La Spagna e la Francia hanno deciso di seguire il nostro Paese, e adesso anche l’Unione europea sembra voglia arrivare a una soluzione comune riguardo l’arrivo dei turisti dalla Cina. L’incontro tra i Paesi europei è in agenda per domani, così da analizzare tutte le proposte sul tavolo. Tutta l’attenzione di esperti e media è dirottata in questi giorni sulla catastrofe epidemiologica dovuta alle varianti Covid che si starebbe abbattendo sulla Cina.
Ma i i risultati del sequenziamento dei tamponi a Fiumicino parlano solo di varianti già conosciute e che sono attualmente coperte da farmaci e vaccini. «Nulla di assolutamente preoccupante o nuovo. Sono appena arrivati dal nostro laboratorio di virologia i dati riguardanti i sequenziamenti sui primi tamponi dei cittadini positivi al Covid e provenienti dalla Cina. Confermiamo la presenza di varianti da noi già conosciute e attualmente coperte da farmaci e vaccini. Soprattutto da immunità ibrida», dichiara Francesco Vaia, direttore generale dell’Istituto Nazionale Malattie Infettive Spallanzani di Roma.
Non c’è quindi in atto nessun allarme Covid dalla Cina, il paese in cui la pandemia da coronavirus cominciò negli ultimi mesi del 2019. Ma in questi tre anni il paese asiatico è passato da essere un “modello” a un nuovo incubatore del virus. Fino a pochi mesi fa in Cina c’erano pochissimi morti, i lockdown avevano eradicato il virus, la vita era ripresa in breve tempo normalmente. Lo scorso Capodanno le nostre televisioni mostravano gente euforica nelle piazze senza mascherina e nessun tipo di distanziamento sociale.
Ma poi la narrazione è improvvisamente cambiata. Oggi in Cina ci sono milioni di morti nascosti dovuti al Covid e alle nuove varianti, i forni crematori funzionano a ritmo più accelerato di quelli di Bergamo e i lockdown non sono serviti a niente. Il modello cinese tanto elogiato in passato sembra adesso fare acqua da tutte le parti, ma la ragione c’è: il loro vaccino non funziona, mentre da noi Pfizer e Moderna ci hanno salvato dalla catastrofe.
Una liturgia del terrore sostenuta con grande enfasi catastrofista da molti programmi televisivi. In uno di questi, L’Aria Che Tira, condotta su La7 da Francesco Magnani, quest’ultimo è arrivato a chiedere al farmacologo Silvio Garattini se non sia il caso di regalare al grande Paese asiatico parte dei nostri vaccini ancora inutilizzati, presupponendo che quelli usati dai cinesi non siano efficaci come i nostri. E qui, con la risposta del fondatore dell’istituto di ricerca “Mario Negri”, abbiamo veramente raggiunto l’apoteosi del delirio vaccinista: «Finché non vaccineremo tutto il mondo, non potremo mai stare tranquilli». È evidente che questa nuova narrazione è funzionale solo a riproporre vecchi strumenti di “prevenzione”: Green pass, mascherine, vaccini e tamponi.