Dopo un 2022 segnato da un’inflazione superiore all’8%, il 2023 si apre all’insegna di altri rincari. Una parte dei quali avrebbero potuto essere tamponati o evitati dal governo Meloni, che invece ha deciso di stare a guardare o addirittura di far cassa sui consumatori. Dall’1 gennaio sono scattati infatti gli aumenti delle imposte su sigarette e tabacco trinciato, l’azzeramento dello sconto sulle accise su benzina e gasolio – la cui abolizione è stata per anni uno dei cavalli di battaglia della premier e del suo vice Matteo Salvini – e gli incrementi dei pedaggi autostradali sulla rete di Aspi, che come è noto la scorsa primavera è tornata sotto il controllo pubblico. Considerando anche i ritocchi al costo dei biglietti dei bus cittadini, in arrivo in diverse città, l’aggravio di spesa complessivo secondo Assoutenti sarà di 366 euro medi a famiglia.
Tra gli aumenti, si può partire innanzitutto dal settore trasporti, particolarmente colpito dalla crisi energetica. Il carburante è più caro già a partire dal primo gennaio. Il costo di benzina e gasolio è salito di circa 20 centesimi al litro rispetto al 30 dicembre, rileva Staffetta quotidiana. Questo perché il 2023 si è aperto con l’aumento delle accise su benzina, gasolio e Gpl. Il governo ha infatti deciso di non prorogare gli sconti decisi a marzo dal governo Draghi per calmierare i fortissimi rincari dei prezzi, che all’epoca avevano superato i 2 euro al litro. Il primo gennaio le imposte sono quindi salite di 15 cent al litro su benzina e gasolio e 2,8 cent al litro sul Gpl. A cui va aggiunta l’Iva. A conti fatti, l’impatto sui prezzi alla pompa è di 18,3 centesimi al litro su benzina e gasolio e 4,3 cent sul Gpl. Stando alle rilevazioni del 2 gennaio, la benzina self service sale in media a 1,732 euro/litro, il diesel a 1,794 euro. Al servito si raggiungono gli 1,89 euro per la benzina e gli 1,95 per il diesel.
C’è poi la questione pedaggi autostradali. All’inizio di ogni anno le tariffe vengono tradizionalmente aggiornate, ma da quattro anni a questa parte, dopo il crollo del Ponte Morandi, erano rimaste congelate. Dall’1 gennaio, invece, sulla rete di Aspi, che ora è controllata dalla Cassa depositi e prestiti con i fondi Macquarie e Blackstone, sono aumentate del 2%. E a luglio è previsto un ulteriore rincaro dell’1,34%. In base alle elaborazioni di Assoutenti, per andare da Roma (sud) a Milano (ovest), ad esempio, il pedaggio sale dai 46,5 euro del 2022 a 47,3 euro. A luglio, in tempo per le vacanze estive, arriverà 48 euro a luglio, con un aumento di 1,5 euro. Da Napoli (nord) a Milano si spendevano lo scorso anno 58,6 euro: ora servono 59,7 euro (60,5 euro a luglio, +1,9 euro). Per la tratta Bologna-Taranto la spesa sale da 55,1 euro a 56,1 euro del 2023 (56,9 euro da luglio, +1,8 euro). Anche chi si sposta con i mezzi pubblici pagherà di più: a Milano, il biglietto ordinario Atm passerà da 2 a 2,20 euro a partire dal 9 gennaio; a Roma, quelli dell’Atac aumentano di 50 centesimi dal primo agosto, con un costo di 2 euro.
Per l’elettricità, secondo le stime dell’authority per l’energia, la spesa della famiglia-tipo nell’anno compreso tra il 1° aprile 2022 e il 31 marzo 2023 sarà di circa 1.374 euro,+67% rispetto ai 12 mesi equivalenti dell’anno precedente. Nonostante per il 2023 era già prevista una diminuzione del 19,5% sul prezzo dell’elettricità per le famiglie con contratti nel mercato tutelato, che sarebbe dovuta agli stoccaggi europei pieni per l’80% e ai sostegni del governo in manovra. Dopo l’accordo sul tetto al prezzo del gas nell’Unione europea, i prezzi sono scesi ma rimangono alti e si tratta comunque di un’incognita, viste le variabili del mercato e anche quelle geopolitiche che nel 2022 hanno scombussolato il mondo, influendo pesantemente sulla vita delle persone.
Passando poi ai settori ricettivi e di ristorazione, gli aumenti produrranno un maggior esborso pari a circa 76 euro a nucleo familiare. Per quanto riguarda gli alimentari, il Codacons parla di un aggravio di spesa di circa 507 euro annui a famiglia. Previsto anche un aumento delle rate dei mutui, conseguenza del rialzo dei tassi annunciato le scorse settimane dalla Banca centrale europea: una decisione nel tentativo di fermare proprio l’inflazione ma che, come in questo caso, si ripercuote per ora sui cittadini, oltre che su imprese e Paesi dall’elevato debito come l’Italia.
La manovra modifica le aliquote di accisa sui trinciati, prevedendo un aumento di quella di base dal 59 al 60% e di quella minima da 130 euro a 140 per kg per ottenere un maggior gettito di 50,1 milioni. Con il risultato che le sigarette fai-da-te costeranno fino a 40 centesimi in più. Per quanto riguarda le bionde, l’accisa passa da 23 a 28 euro al kg. Un pacchetto che nel 2022 costava 5 euro rincara dunque di circa 10-12 centesimi.