La presenza persistente ad alti livelli della proteina Spike libera nel plasma risulta essere all’origine delle miocarditi finora osservate nella fascia d’età compresa fra 12 e 21 anni in seguito alla vaccinazione anti Covid-19 con i vaccini a Rna messaggero: lo indica la ricerca pubblicata sulla rivista Circulation e condotta da Harvard Medical School e Istituti Wyss, di Università di Harvard e Massachusetts Institute of Technology (Mit).
Per giungere a questa conclusione, gli autori dello studio hanno confrontato i campioni di sangue dei vaccinati sani con quelli raccolti invece tra il 2021 e il 2022 in 16 individui tra i 12 e i 21 anni colpiti da miocardite in seguito all’inoculazione con i farmaci a mRna messaggero. In questi ultimi è stato riscontrato un alto livello di Spike libera. Gli studiosi del Massachusetts General Hospital, osservano che comprendere i meccanismi immunopatologici associati alle miocarditi post-vaccino aiuterà a migliorare lo sviluppo di futuri vaccini contro le malattie da coronavirus»
I 16 giovani sui quali è stata condotta la ricerca, 13 dei quali maschi, avevano un’età media di 16 anni e su tutti è stata condotta un’immunoprofilazione. Per ognuno di essi, come per i 46 coetanei sani sono stati analizzati i valori relativi a citochine (anticorpi contro la proteina Spike del virus Sars-CoV-2), al dosaggio della proteina Spike nel plasma e al dosaggio dei linfociti T. È emerso così che l’unica differenza fra i vaccinati sani e i vaccinati con la miocardite era la presenza persistente ad alti livelli della proteina Spike libera nel plasma.
Secondo Francesco Broccolo, virologo dell’Università del Salento, la proteina Spike «non è legata agli anticorpi neutralizzanti che circolano nel sangue, che nei bambini e nei giovani adulti non si sono formati dopo la prima dose. Negli adulti la risposta immunitaria è più forte e gli anticorpi riescono a legare la proteina S, mentre nei bambini che sviluppano la miocardite la proteina Spike resta libera, senza legarsi agli anticorpi neutralizzanti».
I casi di miorcardite che si sono verificati a causa della vaccinazione sarebbero in media, secondo gli autori, circa uno o due ogni 100 mila dosi. Ma possono avere conseguenze anche gravi. Secondo Broccolo dovremmo quindi ormai cambiare completamente il nostro paradigma, limitandoci a suggerire il vaccino soltanto ai fragili e alle persone anziane, escludendo invece tutto il resto della popolazione. «Grazie a questa ricerca – conclude Broccolo – adesso è possibile avere una comprensione, almeno parziale, delle miocarditi post-vaccino nei bambini».