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Schillaci insiste con i tamponi per chi arriva dalla Cina

Il ministro della Salute annuncia che la misura durerà fino alla metà o alla fine di febbraio

Redazione di Redazione
Gennaio 31, 2023
in Italia
Tempo di lettura: 2 mins read
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Schillaci insiste con i tamponi per chi arriva dalla Cina

L’effetto Cina, per ora, non si è visto. Con le riaperture di massa che hanno inaugurato la politica del «zero Covid», dopo tre anni di lockdown, i contagi sono saliti nel Paese asiatico, ma le conseguenze non si sono viste nel resto del mondo come si era temuto. Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità parla di una situazione migliore rispetto a un anno fa, quando l’ondata Omicron era al picco e si contavano oltre 70 mila morti a settimana. Ciò nonostante il ministro della Salute italiano, Orazio Schillaci, si è detto prudente in merito ai controlli per chi proviene dalla Cina: «Stiamo pensando di procrastinare l’obbligo dei tamponi per i passeggeri cinesi in arrivo in Italia fino 15 febbraio o a fine febbraio, per maggiore sicurezza».

La misura del tampone per chi proviene dal Paese orientale è stata anche raccomandata dalla Ue. Un ritorno al 2020, quando i Paesi europei speravano di tenere il virus fuori dai confini con i controlli alle frontiere. Misure inefficaci che il ministro Schillaci intende reiterare, dal momento che riguarda essenzialmente i viaggiatori che arrivano dalla Cina con volo diretto, lasciando aperto l’enorme varco di tutti coloro che giungono in Italia da altri scali internazionali o con altri mezzi di trasporto.

L’obbligo di tampone a chi arriva dalla Cina, insieme al mantenimento di altri obblighi che non si sono mai adottati in passato – come l’obbligo delle mascherine negli ospedali e nelle Rsa – mantiene in allerta la cittadinanza, ricordando alle persone che l’infinita emergenza sanitaria è lungi dall’essere superata. Anche se in Italia l’ultimo bollettino settimanale dell’Istituto Superiore di Sanità segnala che nel nostro Paese il tasso di incidenza è sceso a 65 casi ogni 100 mila abitanti, circa quattro volte meno di un mese fa e l’Rt prosegue la sua tendenza a diminuire registrando uno 0,73, sotto la soglia epidemica. Sono i calo anche i ricoveri nelle aree mediche e delle terapie intensive arrivati ai minimi storici.

L’Oms, riunita venerdì per decidere se dichiarare finita l’emergenza pandemica, ha deciso di seguire la linea della prudenza rimandando la decisione a fra tre mesi. Il motivo è proprio l’emergenza in Cina che, con i suoi quasi un miliardo e mezzo di abitanti, sta registrando ancora un numero altissimo di contagi e di decessi (seppure in calo rispetto ai giorni precedenti), che non possono essere sottovalutati. Anche se in Cina si parla di un’ondata che «sta per finire». Durante le vacanze del Capodanno lunare infatti non c’è stata una ripresa significativa dei casi e dal 12 dicembre «non è stata rilevata alcuna nuova variante». In calo anche decessi e casi gravi: «il numero di pazienti ambulatoriali, di ricoveri gravi e di morti in ospedale è diminuito costantemente. La diffusione del virus è scesa a un livello inferiore alla fine di gennaio 2023 e la pressione sul sistema medico è stata ulteriormente alleviata», ha spiegato Mi Feng, portavoce della Commissione sanitaria nazionale.

Sebbene non ci beviamo le notizie ufficiali provenienti dalla più grande dittatura del mondo, sta di fatto che le famose varianti che sarebbero arrivate dalla Cina come una colossale ondata di cavallette virali non si sono viste. D’altro canto, dopo oltre tre anni, in un mondo globalizzato come mai in precedenza, non ci vuole certo un Nobel per la medicina per comprendere che il Sars-Cov-2, oramai endemico, circola liberalmente in ogni ambito del globo, senza che le nostre misure possano in alcun modo ostacolarne la diffusione.

Tags: CinaCovid-19Orazio SchillaciTamponi
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