La “battaglia” che ha intrapreso Alfredo Cospito non è per uscire dal 41 bis a cui è sottoposto, ma per scardinare questo regime carcerario che rende impermeabili i contatti con l’esterno dei detenuti per mafia e terrorismo. «Un influencer che usa il 41 bis per far cedere lo Stato»: Giovanni Donzelli, deputato di Fratelli d’Italia, attacca l’anarchico che sta facendo lo sciopero della fame e i parlamentari del Pd che si sono recati in carcere a fargli visita.
Mentre l’Aula era impegnata nel dibattito sull’istituzione della Commissione Antimafia, l’esponente del partito di Giorgia Meloni è intervenuto citando il caso dell’anarchico, in sciopero della fame al 41-bis. «C’è la verifica dell’attuazione del 41bis. È giusto ricordare che i mafiosi non temono il carcere — ha detto il parlamentare — Un mafioso non teme fino in fondo il carcere perché dal carcere continua a gestire i propri affari. I mafiosi hanno il terrore del 41-bis, perché è quello strumento che impedisce al mafioso di controllare il territorio e fa avere al mafioso la certezza che lo Stato ha vinto. Sono decenni che la mafia prova in tutti i modi a cercare strade per fare cambiare idea allo Stato e lo Stato finora non ha cambiato idea. C’è una nuova strada, e un nuovo personaggio: un influencer che sta utilizzando questo strumento ed è il terrorista Cospito. Sta utilizzando la mafia per far cedere lo Stato sul 41-bis».
Ma Donzelli ha aggiunto altre frasi che hanno scatenato la bagarre in Aula. «Cospito è un terrorista e lo rivendicava con orgoglio dal carcere. Dai documenti che si trovano al ministero della Giustizia, Francesco Di Maio del clan dei Casalesi diceva, incontrando Cospito: “Pezzetto dopo pezzetto si arriverà al risultato”, che sarebbe l’abolizione del 41-bis. Cospito rispondeva: “Dev’essere una lotta contro il 41-bis, per me siamo tutti uguali”. Ma lo stesso giorno, il 12 gennaio 2023, mentre parlava con i mafiosi, Cospito incontrava anche i parlamentari Serracchiani, Verini, Lai e Orlando, che andavano a incoraggiarlo nella battaglia. Allora io voglio sapere se la sinistra sta dalla parte dello Stato o dei terroristi con la mafia», ha dichiarato nel finale del suo intervento.
Il terrorista #Cospito incontrava mafiosi per smontare il #41bis, i deputati #pd lo andavano a trovare. Ascoltate il mio intervento in Aula: la sinistra dica da che parte sta.
👇https://t.co/JtQyrfEuPF— Giovanni Donzelli (@Donzelli) January 31, 2023
Parole che hanno scatenato la dura reazione del Pd: Federico Fornaro ha chiesto e ottenuto l’istituzione di un giurì d’onore, cioè «di una Commissione, che secondo il regolamento della Camera giudichi la fondatezza dell’accusa di Donzelli, che ha leso l’onorabilità dell’onorevole Serracchiani e del Pd». Ma non solo: il portavoce di Europa Verde, Angelo Bonelli, ricorda che Donzelli è anche vicepresidente del Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza, e svelando documenti e parti di intercettazioni su contatti tra Cospito e esponenti mafiosi «ha danneggiato il lavoro di intelligence della forze dell’ordine». «Come può il ministro Nordio permettere che ciò accada?» si chiede ancora Bonelli, che annuncia un esposto alla procura della Repubblica affinché verifichi se si è in presenza di un illecito.
E la capogruppo del Pd, Debora Serracchiani, chiede che lo stesso Nordio si presenti in Aula a spiegare, «perché ci consta che la legge preveda che quelle dichiarazioni e intercettazioni nella disponibilità del Dap siano nell’esclusiva disponibilità del ministero della Giustizia». Pure il segretario dem Enrico Letta è intervenuto in Aula: «Il gruppo di maggioranza relativa ha il compito di far sì che si trovino percorsi utili per tutti sui temi condivisi. Ma ciò si è interrotto con l’intervento fuori luogo di Donzelli. Mi aspettavo che il capogruppo Foti intervenisse per biasimarlo e invece lo ha difeso». Tommaso Foti, presidente dei deputati di FdI, ha infatti definito l’intervento di Donzelli «assolutamente in tema: alcuni elementi di inquietudine non devono essere soltanto di Donzelli ma di tutta quest’Aula perché la saldatura della mafia e l’eversione politica è stata all’attenzione della magistratura», ha detto.
Il 41-bis è un articolo dell’ordinamento penitenziario che se applicato sospende alcune libertà e alcuni diritti che normalmente spettano alla persona detenuta, ed è anche detto “carcere duro”. Pensato inizialmente per gestire situazioni di rivolta ed emergenza in carcere, nel 1992 fu esteso a chi è detenuto per reati di mafia, con lo scopo di restringere le libertà dei mafiosi in carcere e impedire loro di comunicare con l’esterno. Il 41-bis dispone un regime carcerario particolarmente severo, incentrato sull’isolamento delle persone detenute che potrebbero mettere a rischio la sicurezza pubblica dentro e fuori dal carcere: chi è sottoposto al 41-bis è incarcerato in istituti appositi o in sezioni speciali, separate dal resto del carcere, senza accesso agli spazi comuni. Inoltre dorme in una cella singola, ha solo due ore d’aria al giorno, è costantemente sorvegliato e la sua posta viene controllata sia in entrata sia in uscita.