Ci siamo. È stato avviato l’iter parlamentare per l’istituzione di una Commissione d’inchiesta che indaghi sulla gestione dell’emergenza sanitaria dovuta alla pandemia da Covid-19. Si indagherà su quanto successo dal febbraio 2020 in avanti, focalizzando l’attenzione sugli errori e le omissioni di quel periodo nero: le mascherine spedite in Cina, l’assenza di un piano pandemico aggiornato, le scelte del ministero della Salute, la campagna vaccinale, la mancata chiusura della Val Seriana, i green pass. «Gli italiani meritano di sapere finalmente la verità e noi siamo pronti a restituirgliela» scrive su Twitter il viceministro delle Infrastrutture e ai Trasporti, Galeazzo Bignami.
Sono state avanzate tre proposte di legge, rispettivamente da Lega, Fratelli d’Italia e Azione-Italia Viva, le quali hanno contenuto simile ma differiscono leggermente per quanto riguarda le competenze attribuite alla Commissione. Tutte e tre le proposte concordano sul fatto che questa debba essere composta da 20 senatori e 20 deputati nominati in proporzione al numero dei componenti dei gruppi parlamentari dal Presidente del Senato e dal Presidente della Camera. Vi è accordo anche sul fatto che la Commissione disponga degli stessi poteri dell’autorità giudiziaria per condurre le indagini e gli esami e sul fatto che venga mantenuto il regime di segretezza fino a quando gli atti e i documenti trasmessi saranno coperti dal segreto di Stato. Inoltre, tutte e tre le proposte prevedono che la Commissione approvi una relazione al termine dei suoi lavori e altre relazioni ogniqualvolta risulti necessario. Leggere differenze sono poi presenti nel budget a disposizione, che oscilla tra i 100 mila e i 300 mila euro annui, e sulla durata della commissione (la proposta di legge FdI prevede una durata di 18 mesi, mentre le altre due prevedono una durata corrispondente a quella della XIX legislatura).
Giorgia Meloni lo aveva promesso nel suo discorso di insediamento. Qualcosa nella gestione Conte-Speranza non ha funzionato. «L’Italia ha adottato le misure più restrittive dell’intero occidente – aveva detto il premier alla Camera dei Deputati – arrivando a limitare fortemente le libertà fondamentali di persone e attività economiche, ma nonostante questo è tra gli Stati che hanno registrato i peggiori dati in termini di mortalità e contagi. Qualcosa, decisamente, non ha funzionato e dunque voglio dire fin d’ora che non replicheremo in nessun caso quel modello». Meloni promise l’ascolto «dei medici sul campo» e minore spazio «a linee guida scritte da qualche burocrate». Più «responsabilizzazione» dei cittadini e meno obblighi. Ma soprattutto assicurò di voler “fare chiarezza su quanto avvenuto durante la gestione della crisi pandemica. Quel momento è arrivato.
Ora non resta che attendere la discussione dei dettagli e poi il voto per istituirla ufficialmente. Ma una larga fetta del Parlamento è pronta a dare il via libera: anche Renzi si è detto più volte favorevole, dunque i voti per istituirla non dovrebbero mancare. «È giusto fare chiarezza su ciò che accadeva mentre morivano decine di migliaia di nostri connazionali», ha più volte affermato il leader di Italia Viva. Qualcuno dovrà anche rendere conto delle scelte fatte in quei mesi. Bisognerà eventuali errori e ritardi. Capire come sono stati spesi miliardi di euro degli italiani, tra mascherine fallate e inutili banchi a rotelle.
Contrari, invece, ovviamente, Partito Democratico e Movimento Cinque Stelle. «Quello che sta provando a fare FdI sulla commissione d’inchiesta sulla gestione della pandemia è inaccettabile, dimostra che il vero scopo del partito della presidente del Consiglio è quello di randellare l’opposizione – hanno scritto in una nota Simona Malpezzi e Debora Serracchiani – Inneggiare su Facebook all’istituzione della commissione vuol dire fare un uso politico di vicende gravi e drammatiche come quelle che hanno riguardato la pandemia: il post Fb, che mostra la foto del presidente Conte e dell’allora ministro Speranza, parla di ‘zone d’ombra’ e di italiani che ‘meritano di sapere’ e mette in chiaro solo che la destra vuole strumentalizzare la commissione d’inchiesta piegando le istituzioni alle ragioni politiche di parte e coprire l’incapacità di questo governo nell’affrontare le emergenze del Paese».
Sulla stessa lunghezza d’onda anche il Movimento Cinque Stelle. «FdI dimostra con chiarezza l’uso che il partito del Presidente del Consiglio intende fare della commissione d’inchiesta sulla gestione della pandemia, e cioè speculare su questa immane tragedia per brandire una clava contro gli avversari politici», dicono Francesco Silvestri e Barbara Floridia, capigruppo M5s di Camera e Senato, secondo cui l’obiettivo è quello di creare «un plotone di esecuzione politico per nascondere la profonda incompetenza e inadeguatezza dell’esecutivo».
Anche i virologi e gli ex componenti del Cts si mostrano scettici. «Non siamo a Norimberga dove si trattava di giudicare crimini contro l’umanità avvenuti alla luce del sole», dice l’immunologo Mauro Minelli. Per Massimo Andreoni, professore di Malattie infettive all’Università Tor Vergata di Roma, l’obiettivo dovrebbe essere quello di «capire gli errori fatti per migliorare la risposta futura: non deve essere un processo politico, non interessa alla scienza questo aspetto». Più favorevole Matteo Bassetti, secondo cui la Commissione può essere uno strumento per capire «quali errori non debbano essere più commessi in caso di nuova pandemia»: «Spero che alle audizioni siano invitati i medici e i ricercatori meno ascoltati nel periodo ‘nero’ del Covid – auspica Bassetti – e che si possa imparare dagli errori commessi, ad esempio sulla durata del lockdown, su quella dell’obbligo delle mascherine e sulla chiusura delle scuole».
Dopo l’adozione di un testo base o unificato, che specifichi bene durata e spesa annua della sua istituzione, la legge istitutiva dovrà essere approvata da Camera e Senato. Qualora l’accordo tra Fratelli d’Italia, Lega e Azione-Italia Viva dovesse reggere, non dovrebbero esserci ostacoli né in Commissione né in Aula. Ma è tutto da vedere.