Accettando come un dogma le verità rivelate da Mario Tozzi, secondo il quale, come riporta il Fatto Quotidiano, le «siccità e i periodi di perturbazioni sarebbero due facce della stessa medaglia», si finisce ancora una volta per trasformare la scienza, in questo caso quella climatologica, in un surrogato di religione. Surrogato di religione che abbiamo tragicamente sperimentato durante la pandemia, nella quale i pochi che hanno tentato di opporsi ai dogmi sanitari di Speranza e Draghi sono stati etichettati come “negazionisti” e condannati sostanzialmente agli arresti domiciliari qualora non avessero aderito all’ordine imperativo di vaccinarsi.
Negli ultimi tre anni e mezzo abbiamo poi assistito ad una impressionate deriva sanitaria la quale, per contrastare un virus banale per la grandissima parte della popolazione, ha imposto tutta una serie di limitazioni della libertà individuale che oggi si sono rilevate prive di alcuna ragionevolezza. Tali derive, i cui effetti spesso non vengono né avvertiti e, di conseguenza, neppure dibattuti, si caratterizzano da un rilevante elemento in comune: la tendenza all’affermazione di ciò che comunemente viene definito pensiero unico. Una tendenza che si trova in antitesi rispetto al pluralismo delle idee e delle visioni, così come si conviene in una democrazia liberale civile ed evoluta.
E la deriva del pensiero unico ha inglobato anche il clima. Tutto questo non significa, di converso, smentire in radice le teorie che sostengono il catastrofismo climatico, bensì semplicemente affermare la possibilità, affermata da studiosi portatori di diversi punti di vista, che non vi sia un preciso nesso causale tra alcune calamità naturale, come per l’appunto gli alluvioni, e la progressiva antropizzazione del globo.
Anche perché fenomeni anche più estremi di ciò che è accaduto in Emilia Romagna si sono susseguiti anche quando il mondo aveva ben altri problemi rispetto all’ossessione del riscaldamento climatico. Tant’è che un signore molto anziano che ancora vive nelle campagna interessate dall’alluvione, intervistato dal Tg4, ricordava che nel corso del lontano 1939 la regione fu interessata da una pioggia torrenziale durata quasi ininterrottamente per una quarantina di giorni, come se fosse una specie di diluvio universale in piccola scala.