«C’è la minaccia di un altro virus con potenziale ancora più mortale del Covid». Sembra il trailer di un film dell’orrore ma è l’avviso lanciato da Tedros Adhanom Ghebreyeus, direttore dell’Oms, nel corso dell’assemblea mondiale dell’Organizzazione mondiale della Sanità a Ginevra. Non ha fatto in tempo a dichiarare la fine della pandemia di Covid che lancia un nuovo allarme.
È chiaro che le reazioni, rispetto al 2020, stavolta sono state diverse. Soprattutto tra la popolazione che, visti gli ultimi studi e le ultime inchieste che rivelano gli errori della gestione dell’emergenza Covid, guarda con scetticismo a queste dichiarazioni dell’Oms. Vengono viste, semplicemente, come il tentativo di ripetere il fruttuosissimo modello Covid con cui Big Farma ha fatto miliardi e i governi hanno ceduto sovranità e sospeso la democrazia.
E il nodo è proprio qui: siamo di fronte all’esplosione della globalizzazione sanitaria utile a far perdere agli Stati ulteriore sovranità? Ed è proprio questo che spaventa coloro che, nell’ultimo triennio, hanno osservato l’assurda metamorfosi del sistema occidentale contagiato dall’autoritarismo cinese. Il direttore dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyeus è stato chiaro: «Quando la prossima pandemia busserà alla porta – e lo farà – dobbiamo essere pronti a rispondere in modo deciso, collettivo ed equo».
L’obiettivo dell’Oms è quello di stimolare i governi a impegnarsi nei negoziati per varare un regolamento sanitario internazionale e raggiungere un accordo per le prossime pandemie. Davvero si sta realizzando ciò che aveva profetizzato l’ex ministro Roberto Speranza nel suo libro poi rimasto inedito: l’occasione per una nuova egemonia culturale. Una dinamica preoccupante che si può ravvisare nel lessico, nei concetti ma anche nella chiara prosecuzione e successiva trasfusione dell’ideologia sanitaria in quella ambientale.
E il globalismo sanitario prefigurato da Ghebreyeus risulta molto più vicino alla Repubblica Popolare Cinese che alle democrazie occidentali che, però, non hanno mostrato alcuna reazione rispetto a progetti dell’organizzazione che implicherebbero pure un’inevitabile cessione di sovranità all’Oms. Ed è questo l’aspetto più preoccupante: la sostanziale assuefazione dei governi a questo tipo di impostazione del tutto dirigista e contraria alle loro prerogative.
Il nostro ministro Orazio Schillaci ha riconosciuto «la centralità dell’Oms nel quadro dell’architettura sanitaria internazionale e del suo ruolo di guida nelle politiche sanitarie globali» per il raggiungimento di «più alti livelli di salute quali diritto fondamentale di ogni persona». L’appoggio al manifesto dell’Oms comporta pure un esborso in termini di contributi da versare con un aumento pari al 20 per cento per ciascun Paese, come riportato da La Verità. Insomma, laddove ci vorrebbe assoluta discontinuità rispetto alle politiche dell’ultimo triennio, si prosegue con questi utopistici e dannosi programmi di «politiche sanitarie globali e sviluppo sostenibile».
Diverso è il caso Regno Unito. Stando a un articolo uscito nei giorni scorsi sul Telegraph, infatti, l’egemonia dell’Oms starebbe mettendo in apprensione alcuni membri dell’ala conservatrice che hanno inviato una lettera ai ministri per mettere in guardia circa le evidenti ambizioni dell’Organizzazione mondiale della Sanità di passare da organismo consultivo a vera e propria autorità internazionale di controllo. Andrew Mitchell, Ministro per gli Affari esteri, pur ribadendo la partecipazione del Paese alle trattazioni, ha risposto alle preoccupazioni annunciando l’intenzione di bloccare e prevenire qualsiasi ingerenza sulle politiche sanitarie nazionali.