Come era quasi scontato, il Tribunale dei Ministri ha archiviato la posizione dell’ex premier Giuseppe Conte e dell’ex ministro della Salute Roberto Speranza nell’indagine sulla gestione della prima fase della pandemia nella provincia di Bergamo. Ventinove pagine in cui i giudici demoliscono l’impianto accusatorio: dalla impossibilità di configurare l’epidemia alla mancanza di prove per i 57 decessi contestati.
Conte e Speranza erano accusati di omicidio colposo ed epidemia colposa. I pm di Bergamo avevano chiuso l’indagine lo scorso 2 marzo. L’ex premier e l’ex ministro erano stati sentiti lo scorso 10 maggio per rispondere delle decisioni prese tra febbraio e marzo 2020, quando l’ondata di contagi stava colpendo innanzitutto la zona della bergamasca e non fu predisposta una zona rossa per isolare fin da subito i comuni di Nembro e Alzano Lombardo. Alla fine i giudici del Tribunale dei ministri hanno accolto la richiesta di archiviazione “perché il fatto non sussiste” accogliendo la linea della Procura di Brescia.
Non sarà, quindi, la strada giudiziaria a condannare tutta una serie di atti che hanno violando palesemente molti diritti costituzionali. Obblighi e restrizioni i cui effetti a lungo termine, tanto sul piano sociale ed emotivo, quanto su quello prettamente economico, ancora oggi fanno sentire il loro peso sulla vita del Paese. D’altro canto, già il fatto che la procura di Bergamo si sia affidata alle stime del professor Andrea Crisanti, uno dei principali esperti della religione del Covid zero, deponeva già molto male circa un eventuale accoglimento dell’impianto accusatoria. Stime sui morti che si sarebbero potuti evitare, nel caso si fossero adottate immediatamente le zone rosse, basati su un calcolo tutto teorico che non tiene conto della situazione reale che, soprattutto in quella sfortunata zona della Lombardia, è andata in tilt principalmente a causa del panico ingiustificato che le autorità centrali del Paese, quindi proprio Conte e Speranza, hanno grandemente contribuito a diffondere ovunque.
Ed anche sulla questione molto dibattuta dell’aggiornamento del cosiddetto piano pandemico, colpevolmente mai aggiornato dallo stesso ministro della Salute, il Tribunale dei ministri asserisce che «il piano pandemico del 2006 non era per nulla adeguato ad affrontare la pandemia da Sars-CoV-2». Ma l’ex ministro Speranza si salva. «Il ministro – si legge nel provvedimento – lungi dal rimanere inerte, ha adottato le misure sanitarie propostegli dagli esperti di cui si è avvalso, che peraltro, a livello europeo, sono state tra le più restrittive. Infine, anche ove fosse astrattamente prospettabile, cosa che non è, il reato di epidemia colposa per condotta omissiva impropria, data la natura stessa della pandemia da Sars-CoV-2, che ha coinvolto l’intera umanità, sarebbe comunque irrealistico ipotizzare che la stessa sia stata cagionata, anche solo a livello nazionale, da asserite condotte omissive quali quelle contestate al ministro Speranza».
Come si evince molto chiaramente dal ben più aggiornato piano pandemico del Regno Unito, esso non è finalizzato a contenere in modo sensibile il numero dei decessi in casi analoghi alla pandemia di Covid-19, bensì il piano pandemico serve essenzialmente a tenersi pronti per una gestione il più razionale possibile di una ondata di ricoveri e, per l’appunto, di decessi molto oltre l’ordinario.
Tutte questioni aperte le quali potrebbero e dovrebbero rappresentare oggetto d’indagine della tanto attesa Commissione parlamentare d’inchiesta sul Covid. E chissà che possa davvero fare luce su due anni tra i più bui della nostra storia democratica.