Mentre in Italia la Camera ha dato il via libera alla proposta di legge per istituire una commissione d’inchiesta sulla gestione della pandemia, negli Stati Uniti le indagini sulla gestione della pandemia potrebbero essere arrivate a un punto di svolta: come riportato da Fox News, infatti, il presidente americano Joe Biden potrebbe finire nei guai con l’accusa di aver violato il primo emendamento della Costituzione.
Un giudice federale della Louisiana ha emesso un’ingiunzione preliminare che vieta a vari membri dell’amministrazione del presidente statunitense Joe Biden e varie agenzie governative di comunicare con le aziende che amministrano i social media per scoraggiare la pubblicazione di determinati contenuti da parte degli utenti o per chiedere la rimozione di contenuti già pubblicati.
Tra i funzionari coinvolti dal divieto ci sono Alejandro Mayorkas, segretario del dipartimento della Sicurezza interna, Vivek Murthy, che è Surgeon general degli Stati Uniti, ovvero il massimo funzionario federale a occuparsi di questioni di salute pubblica, Karine Jean-Pierre, portavoce della Casa Bianca, e tutti i dipendenti del dipartimento di Giustizia e dell’FBI.
Il giudice Terry Doughty ha preso questa decisione in seguito a una causa intentata dai procuratori generali di Louisiana e Missouri, che negli anni scorsi avevano accusato i membri del governo di aver fatto troppe pressioni sui gestori dei social media per rimuovere contenuti considerati fake news, in particolare riguardo alle vaccinazioni contro il coronavirus. Secondo il giudice l’intervento del governo avrebbe violato il primo emendamento della Costituzione statunitense, quello che garantisce tra le altre cose la libertà di espressione.
Durante la pandemia di Covid-19, un periodo forse meglio caratterizzato da dubbi e incertezze diffusi, «il governo degli Stati Uniti sembra aver assunto un ruolo simile a un ‘Ministero della verità’ orwelliano», ha scritto Doughty. «Se le accuse fatte dai querelanti sono vere – si legge nell’ingiunzione – il presente caso comporta senza dubbio il più massiccio attacco contro la libertà di parola nella storia degli Stati Uniti. Nei loro tentativi di sopprimere la presunta disinformazione, si presume che il governo federale, e in particolare gli imputati nominati qui, abbiano palesemente ignorato il diritto alla libertà di parola del Primo emendamento». Il governo statunitense ha fatto sapere che sta esaminando la sentenza e valutando un eventuale ricorso in appello.