La nascita della Commissione d’inchiesta Covid per far luce sugli errori commessi durante la pandemia non è stata accolta da tutti allo stesso modo. Da un lato ci sono tante famiglie che si dicono soddisfatte e chiedono che si vada fino in fondo per appurare le responsabilità di chi ha preso pesantissime decisioni in nome dell’emergenza sanitaria. Dall’altro, sembra esserci un certo malumore non solo tra alcune forze politiche, ma anche in alcuni esponenti del mondo della scienza e non solo.
Come il virologo Matteo Bassetti, uno dei volti più noti della tv durante l’emergenza Covid, intervenuto a L’Aria che Tira, in onda su La7. «La commissione va bene purché sia evidentemente di grande livello e sia soprattutto imparziale. Se la commissione deve andare a soddisfare l’appetito dei no-vax e dire che la campagna vaccinale italiana è stata fatta male, allora rischiamo di fare una figura meschina di fronte al mondo, perché non compete al Parlamento andare ad analizzare se i vaccini hanno funzionato o meno. Alla commissione competerà analizzare le scelte sui lockdown o sulle mascherine».
Dopo le reazioni inferocite dell’ex ministro della Salute Roberto Speranza, che ha parlato del rischio di una «clava politica», è arrivato anche l’attacco di Aldo Grasso dalle pagine del Corriere della Sera: «Questa ennesima e inutile commissione nasce non tanto per scoprire la verità quanto per colpire l’opposizione, tant’è vero che le responsabilità delle Regioni sono state tenute fuori nonostante i loro compiti primari nella gestione della sanità».
Un’argomentazione, che regge fino a un certo punto. Come spiegato da Stefano Borgonovo sulle pagine de La Verità, infatti, fin da subito è stato il governo ad accentrare la stragrande maggioranza delle decisioni, con il Cts a indicare la linea da seguire. Assumendosi, dunque, anche le responsabilità delle scelte.
Ma per Aldo Grasso, «rimettere in discussione una situazione di spaventosa emergenza, insinuare che qualcuno abbia agito in malafede, significa dare ragione ai no vax, no mask, no Green pass, no qualsiasi cosa». In un Paese normale dovrebbe essere nell’interesse di tutti cercare la verità sul piano pandemico mai applicato, sugli effetti collaterali tenuti ben lontani dai riflettori, sui contratti stipulati dall’Ue con le case farmaceutiche, ed, eventualmente, chiamare a rispondere i responsabili. In Italia, evidentemente, non è così.