«Un uomo di talento dal destino difficile, che ha fatto errori». Nel fare le condoglianze ai familiari delle vittime del jet precipitato a nord di Mosca, il presidente russo Vladimir Putin ha speso qualche parola per ricordare il leader della Wagner, Yevgeny Prigozhin. Mercoledì sera il suo aereo privato è precipitato, forse abbattuto dalla contraerea di Putin, mentre era in volo per raggiungere San Pietroburgo. Le autorità russe hanno fatto sapere che Prigozhin risultava tra i passeggeri e con ogni probabilità era a bordo, ma per ora non ci sono conferme ufficiali sulla sua morte.
Prigozhin è uno dei leader politici e militari più importanti degli ultimi anni in Russia. La caduta del suo aereo è avvenuta a poco meno di due mesi dalla rivolta armata compiuta a fine giugno da alcune migliaia dei suoi uomini del gruppo Wagner. La rivolta è stata considerata la più grossa minaccia al potere di Vladimir Putin della storia recente.
Prigozhin è nato nel 1961 a San Pietroburgo, e in gioventù fu un piccolo criminale: commise numerosi furti e piccole truffe. Entrò ed uscì dal carcere più volte, rimanendoci in tutto nove anni. Come ha scritto l’Economist in un ritratto di qualche mese fa, negli anni Ottanta a San Pietroburgo non c’era molto da rubare: in un’occasione assieme a dei complici entrò in un appartamento ma portò via soltanto un vaso, un porta tovaglioli e sei bicchieri da vino. Prigozhin commise però anche crimini violenti: in particolare fu condannato per una rapina estremamente violenta. Uscì di prigione nel 1990, in concomitanza con il crollo dell’Unione Sovietica: in quel periodo la società e l’economia russe stavano crollando. Ma era anche un periodo in cui chi era abbastanza spregiudicato e ben connesso era in grado di ottenere grosse opportunità.
Uscito di prigione, cominciò a lavorare come venditore ambulante di hot dog. In varie interviste raccontò che ottenne immediatamente successo, e che in poco tempo cominciò a guadagnare cifre notevoli: «Preparavamo la senape nella cucina del mio appartamento. Mia madre teneva conto degli incassi. Facevo l’equivalente di 1.000 dollari a settimana. C’erano montagne di rubli, più di quanto mia madre riuscisse a contare». Dal chiosco di hot dog, Prigozhin fece rapidamente carriera e nel giro di qualche anno arrivò a gestire una serie di ristoranti di lusso a San Pietroburgo. In uno dei suoi ristoranti Prigozhin incontrò Putin, che allora era vicesindaco di San Pietroburgo.
Quando Putin divenne presidente della Russia, Prigozhin cominciò a organizzare le cene di gala con gli invitati dal presidente a Mosca: ci sono foto di Prigozhin con George W. Bush, con l’allora principe Carlo del Regno Unito, con il primo ministro indiano Narendra Modi e moltissimi altri. Fu in quel periodo che Prigozhin divenne famoso come “il cuoco di Putin” o “lo chef del Cremlino”. Come ha commentato l’Economist, essere “il cuoco di Putin” è un ruolo tutt’altro che triviale, considerato che gli avvelenamenti sono molto comuni in Russia, e la persona che prepara cene e banchetti per il presidente deve essere estremamente fidata. Ed è che proprio per via della fiducia che Putin riponeva in Prigozhin che Prigozhin è riuscito a emergere e a diventare una delle persone più ricche e importanti della Russia.
Prigozhin ottenne numerosi contratti pubblici estremamente vantaggiosi: le sue aziende ottennero la licenza per rifornire le mense delle scuole pubbliche russe, degli ospedali e dell’esercito. Grazie a questi contratti, Prigozhin divenne una delle persone più ricche della Russia, anche se l’ammontare preciso del suo patrimonio è ignoto. Ma soprattutto, oltre a essere il “cuoco di Putin” Prigozhin divenne anche una persona di cui il presidente russo si poteva fidare per operazioni rischiose e non sempre legali.
Nel 2014 fondò il gruppo paramilitare mercenario Wagner, che operò in numerosi conflitti nel mondo, spesso per sostenere gli interessi nazionali russi, e altrettanto spesso commettendo violenze, atrocità e crimini di guerra. Nel 2018, inoltre, il governo americano accusò Prigozhin di aver finanziato e creato la “troll farm” che avrebbe tentato di influenzare le elezioni presidenziali vinte da Donald Trump diffondendo notizie false sui social media.
Il gruppo Wagner cominciò a combattere in Ucraina a fianco dell’esercito russo poco dopo l’inizio dell’invasione. Grazie al suo contributo militare, Prigozhin aveva ottenuto un’influenza eccezionale in Russia e nei mesi della guerra era stato considerato la seconda persona più potente del paese dopo Vladimir Putin. Questa influenza era di fatto svanita dopo la rivolta armata compiuta dal gruppo Wagner a fine giugno, quando alcune migliaia di mercenari avevano occupato la città di Rostov, nel sud-ovest della Russia, e avevano iniziato a marciare verso Mosca, arrivando a 200 chilometri dalla città. Quel giorno, Putin definì Prigozhin un traditore.
L’inizio della fina per il “cuoco di Putin”. Inizialmente era sembrato che Prigozhin e i suoi uomini si fossero rifugiati in Bielorussia. Poi è stato segnalato in Africa, poi ancora in Russia, di certo non è a casa quando ai primi di luglio perquisiscono la sua villa a San Pietroburgo. Trovano barbe e documenti finti, lingotti d’oro, armi e divise con il petto pieno di medaglie. Un paio di settimane dopo Prigozhin aveva incontrato Putin a Mosca, e per un momento si era pensato persino che lui e i suoi soldati sarebbero stati riabilitati. Lunedì, Prigozhin ricompare in un video e diceva di essere in Africa «a combattere l’Isis e a rendere la Russia ancora più grande in tutti i continenti». L’ultimo prima del suo volo da Mosca.