La Commissione investigativa che era stata incaricata di analizzare i resti del jet privato caduto mercoledì in Russia ha confermato che i dieci corpi rinvenuti sul luogo dello schianto corrispondono alle persone citate nella lista dei passeggeri, e che tra loro c’è Yevgeny Prigozhin, il capo del gruppo Wagner.
La Commissione investigativa che si occupa delle indagini sulla caduta dell’aereo ha scritto in un comunicato riportato da vari media russi, tra cui l’agenzia di stampa Tass: «Nell’ambito dell’indagine sulla caduta di un aereo nella regione di Tver, sono state completate le analisi genetiche molecolari. Secondo i risultati le identità di tutti i 10 morti sono state confermate, e corrispondono alla lista dei passeggeri». Tra questi, oltre a Prigozhin, c’erano Dmitri Utkin, il cofondatore e capo militare del gruppo Wagner, e altri dirigenti e membri di rilievo del gruppo mercenario.
E adesso che ne sarà della Wagner? La prima indicazione arriva dalla Libia, dove i mercenari russi operano almeno dal 2016 in sostegno al regime autonomo del generale Khalifa Haftar a Bengasi in contrapposizione frontale a quello di Tripoli. Già prima della morte di Prigozhin era giunto a Bengasi il viceministro della Difesa russo, Yunus-Bek Yevkorov. Si tratta della prima visita ufficiale di un’alta delegazione militare di Mosca in Libia da dopo la morte del colonnello Gheddafi durante la rivoluzione nel 2011. Negli ultimi anni era stato sempre Prigozhin in persona a coordinare gli spostamenti e le operazioni dei suoi uomini. La Wagner agiva come una milizia mercenaria privata, senza alcun legame formale con il governo o gli apparati statali russi.
Adesso la mossa libica sembra aprire la strada a un futuro totalmente diverso: saranno adesso gli ufficiali del ministero della Difesa di Mosca a determinare le strategie e operazioni della Wagner in Libia, in Siria e in tutte le sue basi. Una svolta che stravolge le caratteristiche fondamentali del gruppo mercenario.
«Ormai è una realtà funzionale all’esercizio del potere e della funzione di espansione russa oltre che di consolidamento e difesa degli interessi di Putin oltre confine», commenta intervistato dall’Agi Carlo Biffani, esperto di sicurezza. «È divenuta fondamentale in termini di interventi strategici e di supporto tattico alle mire espansionistiche del presidente della Repubblica Federale Russa. La Wagner oltre a essere un attore insostituibile per gli interessi di Mosca, in Ucraina come in Bielorussia, in Libia come in Sudan o nel Sahel è stata a oggi una compagnia gestita da un unico padre padrone. Tolto Prigozhin dalla scena non si deve pensare a quel gruppo alla stregua di una azienda nella quale andrà “solo” sostituito l’amministratore delegato».