La Slovacchia torna al passato e consegna la vittoria delle elezioni nazionali all’ex premier Robert Fico. Un voto che incide soprattutto sulla politica estera di Bratislava e il suo peso nel blocco Ue a sostegno dell’Ucraina. Fico sta già lasciando trasparire la linee del suo programma, annunciando di essere pronto a «usare la forza» contro i migranti e ridurre l’impegno in favore di Kiev: «Siamo pronti ad aiutare l’Ucraina a livello umanitario e con la ricostruzione del Paese, ma non con gli armamenti», ha detto Fico in conferenza stampa.
I pronostici della vigilia sono statti rispettati: Smer-Sd, il partito dell’ex premier Robert Fico che ha già guidato due volte il Paese, noto per la vicinanza alla Russia e l’ostilità al nuovo invio di armi a Kiev, ha incassato il 23% dei voti, secondo quanto rende noto la tv slovacca Ta3. L’affluenza si è attestata al 67,4%, la più alta dal 2002.
Durante la campagna elettorale Fico aveva promesso di smettere di inviare armi in Ucraina, di bloccare la potenziale adesione dell’Ucraina alla Nato e di opporsi alle sanzioni contro la Russia. Al momento l’unico paese dell’Unione Europea esplicitamente ostile a sostenere l’Ucraina con armi, sussidi e legittimazione politica è l’Ungheria, guidata dal primo ministro semi-autoritario Viktor Orbán. La vittoria di Fico ha quindi una conseguenza immediata, cioè la creazione di un blocco anti-ucraino nelle istituzioni europee, dove tutte le decisioni più importanti sulla politica estera fra cui l’approvazione di nuove sanzioni vengono prese all’unanimità dai paesi membri.
È un netto cambio di passo. La Slovacchia è stata tra i primi Paesi a fornire a Kiev caccia di difesa aerea: a meno di due mesi dall’inizio della guerra, nell’aprile dello scorso anno, ha inviato i primi MiG-29 di epoca sovietica, poi un sistema di sminamento, cinque elicotteri, varie armi leggere, 30 veicoli da combattimento e munizioni. Gli ultimi 9 jet sono arrivati lo scorso aprile. Dall’inizio dell’invasione, Bratislava ha fornito aiuti militari all’Ucraina per 170 milioni di euro.
«Questo Paese ha problemi più grandi degli aiuti all’Ucraina», ha detto oggi Fico riprendendo in modo più soft quanto già sostenuto in campagna elettorale, insinuando l’equivalenza tra filo-ucraini e anti-slovacchi: «Fornendo sostegno finanziario all’Ucraina, prendiamo soldi dagli slovacchi che ne hanno più bisogno».
Per sospendere gli aiuti militari a Kiev basta una decisione da parte del nuovo governo. Ma anche se Bratislava si sfila, la riduzione nei rifornimenti d’armi sarebbe impercettibile, dato che la Slovacchia ha già dato la maggior parte di ciò che poteva dare. L’allarme che il ritorno di Fico ha generato nelle cancellerie occidentali si giustifica soltanto per l’effetto collaterale che questa scelta rischia di avere: contribuire a far diventare mainstream le richieste di fine, o almeno di riduzione, del sostegno a Kiev.