Israele ha annunciato un blocco totale del rifornimento di energia elettrica, acqua e cibo verso la Striscia di Gaza in seguito all‘attacco di Hamas contro centinaia di civili israeliani. La Striscia, la porzione di territorio tra Israele ed Egitto abitata da palestinesi e governata dal 2007 da Hamas, è da tempo al centro di attacchi reciproci tra Israele e i gruppi radicali attivi sul territorio.
La Striscia di Gaza confina a sud-ovest con l’Egitto e a est con Israele, che la ottenne nel 1967 durante la guerra combattuta proprio contro l’Egitto. È un’area separata dal resto degli altri territori palestinesi più grandi ed è quindi una cosa diversa dalla Cisgiordania, che fa parte della regione storico-geografica della Palestina. Il suo territorio ha una superficie di circa 360 chilometri quadrati, è abitato da circa 1,8 milioni di persone palestinesi e ha una densità abitativa molto elevata. Israele occupò la Striscia per quasi quarant’anni, fino al 2005, anno in cui decise unilateralmente di smobilitare le proprie colonie e ritirare i militari.
Conquistata nei secoli da Alessandro Magno e dai romani, il profilo della Striscia di Gaza per come la conosciamo oggi ha iniziato a delinearsi a seguito della fine della Prima guerra mondiale. Dopo la sconfitta dell’impero Ottomano che presidiava l’area, nel 1918 la Società delle nazioni (un organismo simile alle attuali Nazioni unite che operava in quegli anni) ha affidato la gestione del territorio all’amministrazione britannica. Esattamente trent’anni dopo, in concomitanza della creazione dello Stato di Israele e della fine del mandato britannico, l’Egitto ha occupato Gaza.
In quella zona si erano insediati i profughi palestinesi scappati a causa della guerra arabo-israeliana del 1948. Il Cairo è stato responsabile della Striscia fino al 1967, quando durante la cosiddetta Guerra dei sei giorni Israele è riuscito a occuparla. La presenza israeliana nella Striscia di Gaza è durata fino al 2005 quando, sotto la pressione della comunità internazionale, il premier israeliano Ariel Sharon ha ritirato le forze militari e gli insediamenti coloniali sviluppati nei quarant’anni di occupazione. Come stabilito dagli accordi di Oslo del 1993, Gaza avrebbe dovuto essere controllata dall’Autorità nazionale palestinese (Anp), con la quale Tel Aviv aveva stretto il patto. Nel 2006, però, a vincere le elezioni nella Striscia è stato il partito armato islamista Hamas. Questo evento ha portato Israele a imporre, nel 2007, l’embargo dei cieli e del mare palestinesi e il controllo di persone e beni in entrata e in uscita. In questo modo, Tel Aviv ha ottenuto un forte impoverimento della zona e un deterioramento dei servizi essenziali.
Il blocco di Israele ha portato al collasso dell’economia della Striscia che oggi presenta un tasso di disoccupazione sopra il 40% secondo le stime della Banca mondiale. L’Onu indica che il 65% della popolazione che vive sotto la soglia della povertà e il rischio per la sicurezza alimentare è in costante aumento. Lo scorso anno l’organizzazione non governativa Human rights watch ha definito Gaza «una prigione a cielo aperto».
Con le sue restrizioni sulla Striscia, Israele voleva indebolire Hamas. Tuttavia, il provvedimento ha sortito l’effetto contrario: la rabbia sociale è cresciuta sempre più, inducendo un’ampia parte della popolazione a vedere nell’organizzazione terroristica l’unica alternativa alla violenza israeliana. Ancora oggi Hamas ha come proprio obiettivo dichiarato la distruzione di Israele con vari mezzi per sostituirlo con uno stato palestinese vero e proprio, anche se ovviamente ha una potenza militare molto inferiore a quella di Israele. Negli ultimi anni gli attacchi reciproci tra Israele e Hamas sono stati frequenti e in molti casi sanguinosi. Finora nessuno dei negoziati avviati per una risoluzione tra le parti ha avuto successo.