Mentre in Italia imperversa il dibatto sull’accordo tra Italia e Albania per la realizzazione di due centri per il rimpatrio, la Corte Suprema britannica ha dichiarato illegale uno dei punti più importanti delle politiche migratorie intraprese dal governo del Regno Unito. I cinque giudici supremi hanno infatti confermato la sentenza di Appello dichiarando illegale il cosiddetto ‘piano Ruanda’ da 140 milioni di sterline che prevedeva il trasferimento forzato dei richiedenti asilo in Ruanda, in Africa orientale, mentre la loro richiesta viene valutata nel Regno Unito. Si tratta di un duro colpo per la stretta sull’immigrazione promessa dal primo ministro Rishi Sunak che con l’intento dichiarato di dissuadere le persone dall’intraprendere viaggi verso Londra.
Secondo la Corte il piano comporterebbe il rischio che dal Ruanda i richiedenti asilo vengano trasferiti nei loro paesi di origine, un atto che violerebbe i loro diritti: ha valutato infatti che il Ruanda non sia un «paese sicuro». Il primo ministro Rishi Sunak ha detto che porterà comunque avanti il piano presentando al parlamento una nuova legge che certifichi che invece il Ruanda è un «paese sicuro».
Ad oggi mai nessun richiedente asilo è stato portato in Ruanda. Il piano è stato al centro delle politiche per la gestione dell’immigrazione del governo attuale di Sunak e di quelli precedenti di Liz Truss e Boris Johnson, tutti appartenenti al Partito Conservatore, ma non era mai entrato in vigore a causa di diversi ricorsi, che avevano messo ripetutamente in dubbio la legalità delle norme, soprattutto in relazione al rispetto dei diritti umani nel Regno Unito.
La sentenza ha sottolineato che fra il 2013 e il 2018, quando era in vigore un accordo fra il governo ruandese e quello israeliano analogo a quello proposto dal governo britannico, il Ruanda respinse verso i loro paesi di origine diverse persone che avevano presentato richiesta d’asilo in Israele. La pratica viola il “diritto di non respingimento”, sancito da varie norme internazionali a cui è legato anche il Regno Unito. Secondo la Corte Suprema è un precedente che rende improbabile che il Ruanda rispetti l’accordo con il governo britannico.
Il piano, avanzato per la prima volta da Boris Johnson nel 2022, è sempre stato molto criticato: non solo per il suo costo, ma anche perché secondo alcuni violerebbe le leggi sui diritti umani britanniche o la Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Quello che doveva essere il primo volo verso il Ruanda era stato bloccato proprio da un intervento della Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu), che si occupa fra le altre cose di applicare la Convenzione, che aveva fermato l’aereo mentre era già sulla pista di decollo. Dopo la sentenza della Cedu, diversi richiedenti asilo che avrebbero dovuto essere trasferiti forzatamente avevano presentato un ricorso alla giustizia britannica. L’Alta corte, il tribunale di primo grado nel Regno Unito, aveva accolto otto ricorsi di persone che ritenevano di essere state trattate ingiustamente dal governo britannico, ma aveva respinto quelli contro la legge in generale. In seguito erano stati presentati dei ricorsi anche contro queste sentenze: sostenevano che il Ruanda non fosse un paese sicuro, e che una volta lì i richiedenti asilo rischiassero di essere rimpatriati nei loro paesi di origine. A giugno uno di questi ricorsi era stato accolto dalla Corte di appello, il tribunale di secondo grado.
Il governo di Rishi Sunak si era a sua volta opposto a questa decisione, presentando un ricorso alla Corte Suprema, l’ultimo grado di giudizio del Regno Unito. La Corte Suprema ha comunque respinto il ricorso, concludendo che il paese africano non è sicuro. Dopo la diffusione della sentenza Sunak ha detto di accettarla, pur non condividendola, e ha annunciato che per realizzare comunque il piano il governo porterà in parlamento una proposta di legge per «confermare che il Ruanda è sicuro». Ha detto che lo farà seguendo la «legislazione d’emergenza», un procedimento che permette di accelerare la discussione e l’approvazione di un disegno di legge da parte del parlamento: normalmente servono diversi mesi, spesso da sei mesi a un anno, mentre in questo modo potrebbero bastare pochi giorni a meno di non incontrare una forte opposizione nella Camera dei Lord. Sunak ha anche detto che prenderà delle iniziative per impedire «a un tribunale straniero di bloccare i voli», riferendosi alla Cedu.