Dopo un anno senza particolari risultati, con il fallimento dell’accordo con la Tunisia, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni prova a riprendere in mano il dossier migranti. E lo fa siglando un accordo con l’Albania di Edi Rama che prevede anche la la realizzazione di due centri per il rimpatrio che potranno ospitare fino a 3mila persone. In una dichiarazione congiunta alla stampa, Meloni e Rama hanno detto che l’Albania metterà a disposizione dell’Italia due aree del proprio territorio per la realizzazione di due strutture per l’accoglienza dei migranti. Meloni ha spiegato che le strutture saranno allestite e gestite dall’Italia, a proprie spese e secondo la propria giurisdizione. Il testo del protocollo d’intesa non è stato ancora pubblicato, quindi non se ne conoscono i dettagli.
Le due strutture potranno accogliere fino a un massimo di tremila persone contemporaneamente, e tra queste non potranno esserci minori, donne incinte e altre persone considerate vulnerabili. Una di queste strutture verrà realizzata nei dintorni del porto di Shengjin, circa 70 chilometri a nord di Tirana, dove verranno fatte le procedure di sbarco e di identificazione: la stessa area dovrebbe ospitare anche un centro di prima accoglienza per i migranti. A Gjader, venti chilometri più a nord e nell’entroterra, verrà invece allestita una struttura che svolgerà funzioni analoghe a quelle dei Centri di permanenza per i rimpatri (CPR). In questo secondo centro dovrebbero andare solo le persone sbarcate e ritenute non in possesso dei requisiti per la richiesta del diritto d’asilo, cioè i cosiddetti “irregolari”. L’Albania collaborerà con le sue forze di polizia per la sorveglianza e la sicurezza all’esterno di queste strutture.
L’intesa, dicono fonti di Palazzo Chigi, è nata durante la visita che Meloni fece in estate in Albania. «L’accordo che noi firmiamo oggi disegna la cornice politica e la cornice giuridica di questa nostra nuova collaborazione, poi all’accordo dovranno ovviamente seguire tutti i provvedimenti normativi conseguenti, le attività necessarie a predisporre in territorio albanese le strutture», ha detto Meloni, secondo cui l’obiettivo è rendere questi centri operativi a partire dalla primavera del 2024. «Questo accordo – fa eco Rama – non sarebbe stato possibile con nessun altro stato Ue: c’è una differenza importante di natura storica, culturale ma anche emozionale che lega l’Albania all’Italia». Si capisce bene che la disponibilità di Rama dovuta al fatto che l’Albania attende da tempo di accelerare l’iter di ingresso nell’Unione Europea (ha status di Paese candidato da quasi dieci anni).
Meloni ha detto che nelle intenzioni del governo il limite massimo di capienza di queste due strutture, calcolato in tremila persone, dovrebbe essere su base mensile, e che grazie alle procedure accelerate introdotte dal governo si potranno esaminare in 28 giorni le richieste di asilo dei migranti: quindi nel corso di un anno nelle strutture da realizzare in Albania potrebbero transitare fino a 36mila persone. Il riferimento di Meloni è a un’indicazione contenuta in un recente decreto interministeriale (lo stesso che ha introdotto la cosiddetta “cauzione”) che fissa a 28 giorni la durata massima per il trattenimento di un richiedente asilo nei centri preposti (Centri per le procedure accelerate di frontiera). Al momento, però, i tempi medi per le procedure di verifica delle richieste d’asilo sono molto più lunghe di 28 giorni, e ancora più lunghe sono le procedure per il rimpatrio. L’accordo non è ancora stato del tutto definito, secondo l’ufficio stampa di Palazzo Chigi al testo stanno ancora lavorando diplomatici e consiglieri giuridici dei due governi.