Maurizio Rapiti non lo conoscevo. Ho scoperto la sua arte per caso. Passeggiando per strada. In una giornata fredda di inverno. Mi è capitato di vedere un suo lavoro, La cura (credo!), nell’Oltrarno a Firenze. Mi ha colpito per la capacità di rappresentazione, e la profondità espressiva, e così ho voluto conoscere meglio la sua arte. L’ho intervistato per i lettori di Pickline.
Maurizio, sei figlio d’arte?
Sì, mi sono formato artisticamente nello studio di mio padre Giovanni.
Che rapporto avevi con tuo padre?
Avevo ed ho un ottimo rapporto, condividiamo lo studio e questo è un ottimo modo per confrontarsi e migliorarsi.
Che tipo di arte faceva tuo padre?
Era un pittore specializzato nella realizzazione di falsi d’autore.
Ciò ha inciso sulla tua formazione?
Sì. All’inizio del mio percorso mi sono confrontato con i grandi pittori del passato cercando di copiare e imitare i loro dipinti.
Poi è cambiato qualcosa… C’è stata una svolta?
Sì, con il passare del tempo ho sentito il bisogno di emanciparmi dalle copie per iniziare un mio percorso creativo personale.
Di che tipo?
Da qui ho iniziato a sperimentare realizzando opere di mia invenzione, rimanendo però sempre nel genere figurativo.
Solo?
No, questo percorso ad un certo punto poi mi porterà a tornare alle origini, alle copie con cui mi sono confrontato per tutta la fase iniziale della mia formazione artistica, questa volta però non riproducendole fedelmente, ma modificandole, rendendole contemporanee con inserimenti di elementi anacronistici spesso con l’intenzione di dare una nuova lettura in chiave ironica all’opera originale.
Ad esempio? Mi parli di un tuo lavoro in cui hai operato in tal senso?
Il Napoleone di David, che nella mia versione è su un cavallo a dondolo, oppure Davide che invece di avere la testa di Golia, tiene in mano le caramelle dell’omonima marca.
C’è in un certo senso un legame nuovo fra il linguaggio dei social e la tua arte?
Sì, tramite il mondo dei social siamo abituati a vedere utilizzate alcune icone del nostro immaginario, modificate, per comunicare un messaggio ironico, di attualità, o con finalità che possono essere le più varie. Ciò nel mio caso non è fatto in digitale ma attraverso la pittura, con un linguaggio diverso, unico nel suo genere.
Dipingi anche su pareti da strada?
Non dipingo mai su parete, le opere che si vedono nelle strade di alcune città sono stampe dei miei dipinti che vengono attaccate su degli sportellini.
Cosa pensi della Street art?
La Street art per me è uno strumento attraverso il quale comunicare e far conoscere la mia arte a un più ampio pubblico.
Ti ispirano opere o soggetti?
Se la domanda si riferisce a quali opere mi ispirano per le reinterpretazioni, questo dipende da tanti fattori. In alcuni casi è il soggetto ad ispirarmi. In altri è la posa delle figure rappresentate a fornirmi uno spunto per la reinterpretazione. Ci sono tante variabili che entrano in gioco. Tendenzialmente anche il mio apprezzamento per l’opera originale è un elemento che ha il suo peso nella scelta.
Progetti futuri?
Dopo aver concluso il 2023 con 6 mostre personali, adesso sono in fase di riposo. Ho dei progetti in vista per l’estate, ma preferisco per scaramanzia non parlarne.