Il governo Meloni ha cancellato le politiche per il Mezzogiorno: non solo per i tagli alla spesa stimabili in circa 20 miliardi, ma anche per la gestione dei finanziamenti. «Dei 4,6 miliardi del fondo di perequazione per il Sud ne restano poco meno di 1. Hanno tagliato di 1,3 miliardi il Fondo di Sviluppo e Coesione, destinato a Sicilia e Calabria, per la costruzione Del Ponte sullo Stretto, monumento alla dappocaggine politica di Salvini. Alla mia regione – l’Abruzzo – sono state sottratte risorse già stanziate per 1,5 miliardi. Questo governo usa il Meridione come passerella e come contenitore di false promesse. Tagli, tagli e ancora tagli . Alla scuola, al welfare, alla sanità, al lavoro», accusa la capogruppo M5s in commissione Lavori Pubblici al Senato Gabriella Di Girolamo.
Una scelta che inizia il 22 ottobre 2022. È il giorno del giuramento al Quirinale del governo e la neo presidente del Consiglio non sa a chi assegnare la delega per il Meridione. Delega poi affidata a Raffaele Fitto, ministro che si occupa già di Pnrr e Politiche europee e che non sembra in grado di gestire tutti questi dossier. La Repubblica ricostruisce tutte le decisioni del governo che hanno lasciato solo il Sud.
Si inizia da subito, dal primo decreto del governo Meloni che smantella l’Agenzia per la coesione. La programmazione e il coordinamento dei fondi comunitari e nazionali per il Sud passano al Dipartimento per le politiche di coesione di Palazzo Chigi. Punto critico è poi il Pnrr, con la relazione per certificare il rispetto dei criteri dei finanziamenti (almeno il 40% doveva andare al Sud) che è sparita dai radar. Sempre nel Pnrr, poi, c’è stato il taglio da 15,9 miliardi di euro con la revisione del Piano: la metà dei progetti riguarda il Sud.
È stato cancellato anche l’investimento per la riconversione green dell’ex Ilva di Taranto: era previsto un miliardo. Poi ci sono 900 milioni del Fondo di transizione equa per la riconversione industriale di Taranto, così come è sparito il Contratto di sviluppo per Salerno da 250 milioni.
Ancora, il governo ha chiuso sei Zes, Zone economiche speciali, da Palermo a Napoli. Via quelle legate alle aree portuali, nasce invece la Zes unica per tutto il Sud, gestita però da Roma con 60 dipendenti. E poi c’è il taglio previsto dalla manovra del Fondo perequativo infrastrutturale: 4,4 miliardi promessi al Sud che invece spariranno.
A restare è solo il Ponte sullo Stretto, tanto caro al vicepresidente del Consiglio, Matteo Salvini. Per finanziarlo sono stati tolti anche 1,6 miliardi di fondi a Sicilia e Calabria. A questa lista si aggiunge il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, che minaccia di denunciare Fitto perché non sblocca i fondi della nuova programmazione Fsc.