Bologna da qualche giorno è ufficialmente una “Città 30”. Nel capoluogo dell’Emilia Romagna è entrato infatti in vigore il nuovo limite di velocità di 30 chilometri orari in tutta tutta la città (con l’esclusione dei viali di circonvallazione e delle principali radiali). Tuttavia, questo provvedimento non prevede solo un limite di velocità, ma anche una serie di interventi per trasformare la città, valorizzando le aree verdi e riprogettando gli spazi dedicati a chi si muove a piedi, in bicicletta o con i mezzi pubblici. Le ordinanze sono entrate in vigore il 16 gennaio 2024, anche se già nei mesi precedenti erano state messe in campo determinate misure per raggiungere questo obiettivo.
La misura ha lo scopo di ridurre gli incidenti e di favorire una mobilità alternativa a quella dei mezzi privati, aumentando la sicurezza per i pedoni e per i ciclisti. Il limite di velocità a 30 chilometri orari ridurrebbe il numero di incidenti e la loro gravità, avrebbe effetti positivi sull’inquinamento, sia ambientale sia acustico, e faciliterebbe lo scorrimento del traffico. Inoltre, un abbassamento della velocità consentita per i veicoli accorcerebbe lo spazio di frenata, in questo modo le conseguenze di un eventuale incidente sarebbero meno gravi.
Ma Bologna non è l’unica. In Italia diverse altre città si sono mosse o si stanno muovendo verso tale modello. Il primo centro urbano a introdurre un limite di 30 chilometri orari in tutte le strade è Olbia, che ha già adottato la misura dal 1 giugno 2021. Nel gennaio 2023, anche l’amministrazione di Milano aveva annunciato l’introduzione dal 1° gennaio 2024 del limite di velocità di 30 chilometri all’ora in tutta la città. Un altro esempio è Torino, che nel corso del consiglio comunale del 14 novembre 2022 ha approvato con 27 voti favorevoli la misura, che nel capoluogo piemontese riguarderà tutte le strade senza diritto di precedenza. Come dichiarato in un post sul suo profilo Facebook dal sindaco di Parma Michele Guerra: «Entro il 2024 Parma diventerà una ‘Città 30’. I motivi sono molteplici: più sicurezza, meno emissioni, meno rumore e un modo più sostenibile e consapevole di muoversi». La prima città italiana a istituire una strada con limite di velocità a 30 chilometri orari è invece stata Cesena nel 1998.
Tra le capitali europee che hanno già introdotto la misura ci sono Bruxelles, da gennaio 2021 e Parigi, da agosto dello stesso anno. Dal momento dell’introduzione del limite a 30 chilometri orari si nota come la misura abbia contribuito a una maggiore attenzione da parte degli automobilisti al rispetto delle norme stradali, a un diminuzione del numero dei decessi in seguito agli incidenti e dell’inquinamento acustico e a una riduzione dei feriti. Tra le altre città europee che si stanno impegnando a emulare le due capitali su questo fronte ci sono Helsinki, Valencia, Zurigo Lille, Bilbao, Graz, Grenoble e Londra.
Il ministero dei Trasporti guidato da Matteo Salvini vuole intervenire con una direttiva «per chiarire e semplificare il tema dei limiti di velocità, con particolare riferimento ai centri urbani». La mossa arriva in coda alla polemica sul limite di trenta chilometri all’ora in città (“città 30”) esteso di recente alla gran parte di Bologna. L’obiettivo, si legge in una nota del ministero, «è trovare un ragionevole equilibrio tra l’esigenza di garantire la sicurezza (che resta una priorità) ed evitare forzature che rischiano di generare l’effetto contrario. In questo senso, il Mit ha già portato in Conferenza unificata anche una proposta per limitare l’utilizzo degli autovelox nei centri urbani e controllare limiti sotto cinquanta all’ora».
La linea di Salvini è che i limiti a trenta all’ora andrebbero previsti solo «in zone sensibili e a rischio incidenti, anziché in modo generalizzato e quindi meno efficace se non addirittura vessatorio nei confronti degli utenti della strada». Nel comunicato si fa riferimento all’articolo 142 comma 2 del Codice della strada, secondo cui il limite di velocità standard nei centri urbani (cinquanta chilometri all’ora) può essere abbassato quando risulti «opportuno nel caso concreto, sempre però seguendo le direttive che saranno impartite dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti».