C’è una prima denuncia per gli insulti razzisti rivolti al portiere Mike Maignan durante la partita di Serie A tra Udinese e Milan. Uno degli autori degli insulti è stato individuato: è un 46enne della provincia di Udine, già conosciuto dalle forze dell’ordine. È stato denunciato in stato di libertà e nel frattempo il questore Alfredo D’Agostino ha emesso un Daspo (divieto di accedere alle manifestazioni sportive) della durata di 5 anni. L’Udinese Calcio, come si legge in un comunicato del club, a invece deciso di bandire a vita il 46enne dal suo stadio.
Nonostante gli episodi di razzismo negli stadi di calcio siano abbastanza frequenti, è raro che si arrivi a sospendere una partita: è stato lo stesso Maignan a far notare all’arbitro quello che stava succedendo, per poi lasciare il campo momentaneamente. L’interruzione della partita ha contribuito a creare più attenzioni intorno al caso e se ne è parlato molto non solo in Italia: Gianni Infantino, presidente della Fifa, cioè l’organo che governa il calcio mondiale, ha detto che è necessario introdurre un meccanismo di «esclusione automatica dalle partite» per le squadre i cui tifosi sono responsabili degli insulti razzisti. Secondo Infantino le regole attuali previste dalla Fifa, applicate anche in Italia, non sarebbero sufficienti.
Le linee guida diffuse dalla Fifa nel 2019 in relazione a episodi di razzismo durante una partita prevedono un processo in tre fasi, come sintetizzato dallo stesso presidente Infantino: «partita interrotta, partita sospesa, partita abbandonata». Ed è la procedura seguita anche dall’arbitro Fabio Maresca durante Udinese-Milan sabato sera, che però lo ha fatto solo dopo la segnalazione arrivata da Maignan.
Le società di calcio hanno l’obbligo di prendere provvedimenti per impedire che le partite siano disturbate da «cori, grida, ed ogni altra manifestazione espressiva di discriminazione per motivi di razza, di colore, di religione, di lingua, di sesso, di nazionalità, di origine territoriale o etnica». Nel caso in cui ci siano cori o striscioni razzisti prima della partita l’arbitro o i delegati della Serie A incaricati di far rispettare l’ordine pubblico hanno l’ordine di non farla iniziare finché non ritengano che la situazione si sia ristabilita. Se invece succede durante la partita, come in Udinese-Milan, l’arbitro deve interrompere la gara temporaneamente. L’interruzione è la prima delle tre fasi indicate dalla Fifa, dopo la quale ci sono sospensione e abbandono. Dopo l’interruzione lo speaker dello stadio deve spiegare attraverso gli altoparlanti al pubblico il motivo per cui la partita è stata sospesa, chiedendo di rimuovere l’eventuale striscione con insulti razzisti o di interrompere e non ripetere cori razzisti.
Se la partita ricomincia e ci sono altri insulti razzisti, allora l’arbitro può sospenderla: nella pratica non c’è grande differenza da un’interruzione, ma arriva un secondo richiamo dagli altoparlanti e generalmente si aspetta più tempo prima di far ricominciare la partita. In Udinese-Milan alcuni giocatori, tra cui lo stesso Maignan, hanno lasciato il campo per alcuni secondi e sono andati verso gli spogliatoi, anche se in teoria per il regolamento sarebbero dovuti restare al centro del campo insieme all’arbitro e ai suoi collaboratori mentre vengono fatti gli annunci per il pubblico (sono poi tornati in campo dopo pochi secondi). Se l’interruzione o la sospensione della partita dura 45 minuti, allora la gara deve essere automaticamente dichiarata finita.
A queste misure Infantino sembra voler aggiungere un meccanismo punitivo più severo per le squadre con i tifosi colpevoli, prevedendo che vengano escluse automaticamente dalla partita in cui avvengono gli insulti razzisti, e quindi che la perdano a tavolino, ma anche introducendo accuse rilevanti a livello penale per i tifosi.