Minacce o provocazioni? Secondo quanto sostengono l’ex Cia Robert L. Carlin e l’esperto di nucleare Siegfried S. Hecker, entrambi all’Università di Stanford e protagonisti di missioni in Corea del Nord, il dittatore della Corea del Nord, Kim Jong-un, si starebbe preparando ad entrare in guerra. I due esperti hanno firmato un articolo, pubblicato sulla rivista di analisi sulla Corea del Nord 38 North, intitolato «Kim Jong-un si sta preparando alla guerra?»
«Come suo nonno Kim Il Sung nel 1950, Kim terzo potrebbe aver preso la decisione strategica di entrare in guerra. Non sappiamo quando o come Kim intenda premere il grilletto, ma il pericolo – scrivono i due in un articolo dell’11 gennaio – è già ben oltre i livelli di avvertimenti di routine a Washington, Seul e Tokyo sulle “provocazioni” di Pyongyang. In altre parole, non vediamo i temi della preparazione alla guerra nei media nordcoreani apparire dall’inizio dello scorso anno come una tipica spacconata della Corea del Nord».
Gli analisti di tutto il mondo si sono interrogati sul significato della decisione del leader nordcoreano di avviare una completa revisione dei rapporti con la Corea del Sud, che comporterà l’eliminazione di ogni riferimento alla possibilità di «riunificazione» tra i due Paesi, che quindi sono separati e ostili. Per il dittatore Kim, la Corea del Sud è «il principale avversario e il più grande nemico» della Corea del Nord.
La Corea del Nord ha sparato centinaia di proiettili di artiglieria nelle acque vicine ad alcune isole sudcoreane lo scorso 5 gennaio. Kim in persona ha quindi spiegato di non considerare più il Sud come abitato da «connazionali», ma come uno «Stato ostile» da soggiogare attraverso guerra. Il Nord ha infine testato un drone nucleare sottomarino per respingere i mezzi della Marina americana. È in un simile scenario che gli Usa e i loro partner asiatici si stanno interrogando sugli eventuali piani di Kim.
Come ha scritto il New York Times, per decenni una parte centrale del programma nordcoreano è coincisa con la volontà di mettere in scena provocazioni militari attentamente misurate e cronometrate: alcune mirate ad inasprire la disciplina interna, altre a richiedere l’attenzione dei suoi vicini e degli Stati Uniti. Insomma, Kim ha cestinato decenni di sforzi politici che miravano a una riconciliazione pacifica futura tra le due Coree attraverso una confederazione di due sistemi. Tutti questi cambiamenti sono stati accompagnati da discorsi e minacce bellicose che il maresciallo ha voluto lanciare ai suoi rivali: il lancio di un missile a medio raggio con testata ipersonica (cinque volte la velocità del suono e manovrabile in volo) e un test con un drone subacqueo nucleare denominato “Haeil”. Inoltre il leader nordcoreano ha comunicato di voler cambiare la Costituzione con l’obiettivo di scrivere nero su bianco che «la Sud Corea è irrimediabilmente ostile, il nostro primo nemico». Un modo per ufficializzare il desiderio di occupare e sottomettere il Sud.
Kim, dopo l’idillio con Trump, è in rotta con gli Usa. Si trova accerchiato e potrebbe ricorrere a una soluzione militare, contro la Corea del Sud o le basi americane in Giappone. E conterebbe sul fatto di possedere missili intercontinentali che potrebbero anche colpire città americane. «Può sembrare pazzia, ma è un’ipotesi da prendere in considerazione», dicono Carlin e Hecker. Attenzione quindi anche all’asse con Mosca: se Pyongyang aprisse un nuovo fronte di guerra, Putin avrebbe più libertà di azione in Ucraina.