Dopo l’uccisione di tre soldati Usa in Giordania, gli Stati Uniti colpiscono 85 obiettivi tra Siria e Iraq. Nessuno sa quando e come finirà. Gli Stati Uniti hanno scatenato una rappresaglia senza precedenti nella storia recente: una pioggia di 125 ordigni si è abbattuta sulle postazioni delle milizie filo-iraniane o direttamente dei Guardiani della Rivoluzione di Teheran. Non sono però stati compiuti attacchi in territorio iraniano. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, una ong con sede nel Regno Unito, almeno 18 persone sono state uccise negli attacchi.
Il New York Times ha verificato due video pubblicati su Instagram in cui si vedono scene dell’attacco nella zona di al-Qaim, in Iraq, dove hanno sede un deposito di armi e varie basi operative delle milizie filoiraniane. John Kirby, il portavoce per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, ha detto che i siti «sono stati scelti con cura per evitare vittime civili», e ha confermato che il governo iracheno era stato avvisato in anticipo degli attacchi.
Gli Stati Uniti non intendono iniziare una guerra con l’Iran, ma stanno colpendo in modo mirato gli ufficiali delle Guardie rivoluzionarie che hanno collaborato con le milizie. Negli ultimi giorni anche il segretario della Difesa, Lloyd Austin, aveva chiarito di voler evitare un ulteriore allargamento del conflitto nella regione: «Ci sono modi per gestire questa cosa senza che vada fuori controllo, e questo è stato il nostro obiettivo nell’elaborare una risposta», aveva detto.
«Gli attacchi degli Stati Uniti costituiscono una violazione della sovranità irachena e rappresentano una minaccia le cui conseguenze saranno nefaste per la sicurezza e la stabilità». Il monito arriva dal portavoce del comandante in capo delle forze armate irachene, il generale Yahya Rasul Abdullah. «Questi attacchi – ha aggiunto – causeranno un indebolimento degli sforzi del governo iracheno e rappresenteranno una minaccia che trascinerà l’Iraq e la regione verso conseguenze indesiderabili e disastrose per la sicurezza e la stabilità».
Con tutta probabilità gli attacchi statunitensi in Medio Oriente continueranno nei prossimi giorni, come confermato da vari ufficiali e anche dal presidente Biden: «La nostra risposta è iniziata oggi, e continuerà nel momento e nel luogo che sceglieremo», ha detto. La vicenda si inserisce nell’ambito della guerra in corso tra Hamas e Israele nella Striscia di Gaza, iniziata lo scorso ottobre. La guerra sta creando tensioni in tutto il Medio Oriente: tra le altre cose, negli ultimi mesi vari gruppi armati sostenuti dall’Iran hanno fatto almeno 166 attacchi con missili e droni contro le basi militari statunitensi in Siria e Iraq. Gli Stati Uniti sono tra i principali alleati di Israele, storico rivale dell’Iran.