Vittorio Sgarbi annuncia le dimissioni da sottosegretario alla Cultura. Colpo di scena dopo le segnalazioni del ministro Gennaro Sangiuliano sui compensi ricevuti dal critico d’arte. Sullo sfondo anche la vicenda giudiziaria, con l’inchiesta, attualmente in mano alla procura di Macerata, legata al quadro di Rutilio Manetti rubato nel 2013.
«Mi dimetto e lo faccio per voi», ha detto durante un evento a Milano organizzato dal giornalista Nicola Porro, specificando che nelle prossime ore lo comunicherà formalmente alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni. «L’Antitrust ha mandato una molto complessa e confusa lettera dicendo che aveva accolto due lettere anonime, che ha inviato all’Antitrust il ministro della Cultura, in cui c’era scritto che io non posso fare una conferenza da Porro e non posso parlare di Michelangelo a teatro» ha aggiunto. «Secondo l’avviso dell’Antitrust io non potrei parlare di arte per evitare il conflitto di interesse. E quindi vorrei annunciare qui le mie dimissioni da sottosegretario di Stato alla Cultura».
Il procedimento Antitrust infatti era stato aperto su segnalazione del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. Contro cui ora Sgarbi si scaglia: «Non ci parliamo dal 23 ottobre. Non potevo sentire una persona che riceve una lettera anonima e la manda all’Antitrust. Le lettere anonime si buttano via, gli uomini che hanno dignità non accolgono lettere anonime». Pochi mesi fa l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM), quella che siamo abituati a chiamare “Antitrust”, aveva avviato un’istruttoria nei confronti di Sgarbi per possibile conflitto di interessi, per via di alcune sue consulenze a pagamento nel settore dell’arte in concomitanza con il ruolo che ricopre nel governo. La decisione dovrebbe arrivare entro il 15 febbraio.
Sgarbi avrebbe fatturato almeno trecentomila euro partecipando a eventi privati a pagamento (almeno 33 in nove mesi) durante il mandato di governo, nonostante la legge Frattini del 2005 impedisca ai membri dell’esecutivo di svolgere “attività professionali in materie connesse alla carica”, persino a titolo gratuito. Quello scandalo era stato poi oscurato dalle successive notizie sulla “Cattura di San Pietro” di Rutilio Manetti, dipinto trafugato nel 2013 dal castello di Buriasco, in Piemonte, e riapparso nel 2021 come “inedito” in una mostra del critico a Lucca.
Sulla vicenda la Procura di Macerata indaga Sgarbi per furto di beni culturali. Secondo alcune inchieste del Fatto Quotidiano e di Report, un quadro esposto a Lucca e presentato come un inedito di proprietà di Sgarbi sarebbe lo stesso che era stato rubato al Castello di Buriasco. Sgarbi invece sostiene che quello rubato sia una copia del quadro di sua proprietà. L’inchiesta giudiziaria era stata avviata dalla procura di Imperia a partire da un’altra in cui Sgarbi era indagato per esportazione illecita di opere d’arte: in quel caso l’accusa contro di lui era di aver provato a vendere un quadro del pittore Valentin de Boulogne pur non essendo in possesso dell’attestato di libera circolazione o della licenza di esportazione.