Dalla strage di Brandizzo al crollo di Firenze nel cantiere di un supermercato. Negli ultimi mesi sono stati molti i casi di morti bianche. Ma il dibattito sulla sicurezza sul lavoro in Italia, da anni ruota sempre intorno alle stesse proposte inattuate: la “patente a punti” per le imprese e la cronica mancanza di ispettori del lavoro.
Il crollo di Firenze dello scorso 16 febbraio è solo l’ultimo di una serie di incidenti mortali avvenuti sul posto di lavoro. Secondo la rilevazione provvisoria dell’Inail, nel 2023 sono quasi tre al giorno i casi di morti sul lavoro. Complessivamente sono state 1.041 le denunce di morti bianche arrivate all’Inail in 12 mesi, in tutto il 2023. Tante le vite perse nelle fabbriche, nei cantieri, nei campi o lungo le strade.
Sono passati quasi 17 anni da uno dei più gravi incidenti sul lavoro della storia italiana recente, l’esplosione allo stabilimento di Torino della ThyssenKrupp, colosso tedesco della lavorazione dell’acciaio. La notte del 6 dicembre 2007 otto operai rimasero gravemente feriti da una fiammata dopo essere intervenuti per spegnere un incendio lungo la linea 5 dell’acciaieria. Ma nulla essere cambiato in termini di sicurezza.
Il Pnrr italiano prevede che entro la fine del 2024 l’Italia aumenti il numero di ispezioni sul lavoro del 20% rispetto al periodo 2019-2021. Significa che i controlli svolti dagli ispettori dell’Ispettorato nazionale del lavoro Lavoro e dai funzionari delle ASL (le aziende sanitarie locali che fanno capo alle regioni) devono salire da circa 85mila a circa 102mila all’anno. L’impegno non si limita a questo pur importante aspetto quantitativo. L’Italia dovrà infatti definire un piano generale per verificare l’efficacia di questi aumentati controlli nel fare emergere il lavoro “sommerso”, cioè quello svolto da persone che non hanno un regolare contratto.
Il decreto fiscale approvato del 2021 avviò un piano di assunzioni per l’Ispettorato nazionale del Lavoro, l’organismo che vigila sulla regolarità dei contratti e sul rispetto delle norme di sicurezza sul lavoro. Nel complesso quel piano ha portato a oltre 2mila assunzioni, su un organico complessivo di poco più di 4mila funzionari: un ampliamento significativo del personale, che ha tuttavia dovuto far fronte a un aumento notevolissimo del numero di cantieri edili attivi in Italia come conseguenza dei generosi bonus edilizi previsti per la ripartenza delle attività produttive dopo la chiusura generalizzata durante la pandemia di Covid. Il decreto fiscale del 2021, tra le altre cose, rese più severi i vincoli che le imprese devono rispettare per non essere obbligate a sospendere la propria attività. In particolare, ridusse dal 20 al 10% la soglia massima di lavoro irregolare oltre la quale scatta il blocco delle attività, e stabilì tredici casi di gravi violazioni di sicurezza sui luoghi di lavoro che, se presenti, determinano ugualmente la sospensione dell’attività dell’impresa nel luogo ispezionato.
Oltre agli ispettori del lavoro, c’è almeno un’altra misura di cui si discute da anni: la cosiddetta “patente a punti”, che consentirebbe di valorizzare le imprese che rispettano le regole sulla sicurezza. Era prevista fin dalla nascita del decreto 81, il “Testo unico sulla sicurezza sul lavoro” del 2008, che all’articolo 27 parla della «definizione di un sistema di qualificazione delle imprese e dei lavoratori autonomi». Parliamo quindi di una sorta di certificazione da attribuire a ciascuna azienda, con l’indicazione di un punteggio tanto più alto quanto più l’azienda rispetta le norme sulla sicurezza e risultava in regola durante le ispezioni che riceve, e che viceversa venga penalizzata in caso di violazione delle norme fino al punto di vedersi esclusa dalla partecipazione a bandi pubblici e impossibilitata a ottenere lavori. Nuovi decreti e regolamenti sulla “patente” vennero approvati nel 2009, quando si decise di avviare la sperimentazione solo sul settore dell’edilizia, e nel 2013.
Tuttavia non c’è mai stata una definizione delle regole e delle procedure necessarie per introdurre la “patente”, di cui tuttora si continua a discutere, nonostante si siano avvicendati nel frattempo otto diversi ministri del Lavoro di otto diversi governi. La difficoltà è perlopiù politica, e ha a che vedere con lo scetticismo diffuso nel settore edile nei confronti di questo strumento. Nel settembre del 2023 la ministra del Lavoro Marina Elvira Calderone aveva detto che «in tempi brevissimi il governo di Giorgia Meloni avrebbe provveduto a introdurre la “patente a punti” per le imprese». Al momento non risulta che il governo stia lavorando a una norma sulla sicurezza dei luoghi di lavoro.