Il Ponte sullo Stretto compie un piccolo passo verso la realizzazione. Se ne discute da oltre 50 anni. Nei giorni scorsi il Consiglio di amministrazione della Società Stretto di Messina ha approvato l’aggiornamen del progetto definitivo della costruzione. Servono autorizzazioni e verifiche di impatto ambientale per arrivare all’approvazione del progetto esecutivo e po all’apertura del cantiere. «Confermo che l’intenzione è aprire i cantieri entro l’anno 2024 e aprire al traffico stradale e ferroviario il ponte nel 2032», ha detto il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini.
Rispetto alla prima versione il costo è salito a 13,5 miliardi (dagli 8,5 miliardi del 2011). Il progetto prevede la costruzione del ponte a campata unica più lungo al mondo con una lunghezza complessiva di 3.660 metri e una campata sospesa di 3.300 metri. Le due torri che lo sostengono sono alte 399 metri, formate da due piloni collegati tra loro da tre grandi travi orizzontali. Secondo i progettisti, la particolare struttura aerodinamica rende il ponte stabile con venti fino a 300 chilometri orari.
Sarà in grado di garantire tempi medi di attraversamento «di circa 15 minuti» per i servizi ferroviari diretti tra Villa San Giovanni e Messina Centrale, rispetto agli attuali 120 minuti per i treni passeggeri e almeno 180 minuti per i treni merci, e di «circa 10/13 minuti su gomma» rispetto agli attuali 70 minuti per le auto e 100 minuti per i mezzi merci, secondo quanto dichiarato dalla società Stretto di Messina.
Lo Stato iniziò a occuparsi del collegamento stradale tra la Calabria e la Sicilia nel 1968, ma almeno per due decenni non si andò oltre le ipotesi. L’attuale versione del progetto risale al 2001, finanziata dal governo di Silvio Berlusconi. Nel 2005 il consorzio di imprese Eurolink guidato da Impregilo, una delle aziende di costruzioni più importanti al mondo, vinse la gara d’appalto. All’epoca il costo stimato era di 3,88 miliardi di euro e il tempo di realizzazione 5 anni e 10 mesi.
Nel 2006 il governo Prodi bloccò tutto, ma due anni più tardi Berlusconi ci riprovò con un aggiornamento del progetto poi concluso nel 2011, la versione ripresa dall’attuale governo. Mario Monti, che nel 2012 era il presidente del Consiglio di un governo tecnico, mandò in liquidazione Stretto di Messina, la società pubblica responsabile del progetto. La spesa per il ponte era considerata eccessiva.
Con la vittoria della destra alle elezioni del 2022 l’idea del Ponte sullo Stretto è tornata. Nell’ultimo anno il ministro dei Trasporti Salvini, che in passato aveva sostenuto l’inutilità di un’opera così complessa e costosa, ha fatto ripartire tutto da dove si era interrotto. Il 16 marzo 2023 il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto per ricostituire la Stretto di Messina spa, in liquidazione da 10 anni. L’amministratore delegato è lo stesso di allora, Pietro Ciucci. La Stretto di Messina è ripartita dai disegni del 2011. Il governo ha anche previsto di non fare una nuova gara d’appalto, ma di assegnare la costruzione del ponte al consorzio Eurolink che vinse la gara nel 2005.