Almeno 112 persone sono morte e altre 760 rimaste ferite attorno a un convoglio di aiuti nel nord della Striscia di Gaza. Le ricostruzioni israeliane e palestinesi di quanto accaduto sono contrastanti: Hamas, sostiene che i soldati israeliani abbiano sparato sulla folla; Israele dice che le persone sono morte nella calca.
Secondo il ministero della Salute della Striscia di Gaza, controllato da Hamas, i soldati israeliani hanno sparato contro la folla, uccidendo più di cento persone e ferendone diverse centinaia. L’esercito israeliano invece ha confermato la morte di decine di persone, ma ha specificato che la maggior parte di queste sarebbe morta nella grande calca attorno ai camion di aiuti.
Sempre secondo Israele solo dieci persone sarebbero state colpite dai soldati israeliani, dopo che un ufficiale presente sul posto aveva ordinato di sparare in aria e nelle gambe di quelli che si avvicinavano troppo all’ultimo camion del convoglio di aiuti. L’esercito israeliano ha anche detto di aver sparato dei colpi di avvertimento in aria. Avi Hyman, portavoce del governo israeliano, ha detto che secondo alcune ricostruzioni gli autisti dei camion di aiuti avrebbero guidato i mezzi contro le persone uccidendone decine.
L’arrivo di aiuti umanitari a Gaza, nel nord della Striscia, è difficoltoso e raro. A causa della scarsità di cibo moltissime persone soffrono la fame, e alcune da mesi si possono nutrire solo di mangime per animali. Secondo l’UNRWA (l’agenzia dell’ONU per i rifugiati palestinesi) a febbraio sono entrati nella Striscia poco più di 2.300 camion di aiuti, la metà di quelli entrati a gennaio. L’ingresso degli aiuti è rallentato anche dalle lunghe ispezioni compiute dalle autorità israeliane agli unici due punti di accesso nella Striscia, i varchi di Kerem Shalom e Rafah, nella parte meridionale della Striscia di Gaza. A causa delle condizioni di sicurezza del territorio alcune agenzie internazionali, fra cui il Programma alimentare globale, nelle ultime settimane hanno smesso di inviare aiuti nel nord della Striscia.
Il numero dei morti della scorsa notte va ad aggiungersi a quelli che si sono accumulati dal 7 ottobre scorso e che, a nemmeno cinque mesi dall’attacco di Hamas e della reazione militare di Israele, hanno raggiunto la drammatica quota delle 30mila vittime, per la stragrande maggioranza civili. Verificare le cifre del governo, controllato da Hamas, è al momento praticamente impossibile, ma in passato le sue stime sono state molto simili a quelle fornite da Israele, dalle Nazioni Unite e da esperti indipendenti.
A Gaza, quindi, si continua a morire, mentre dal punto di vista diplomatico si è ancora in cerca di un punto d’incontro tra le parti per arrivare a una tregua prolungata.